Gli “eroici” esponenti del Pd si sentono i “nuovi partigiani”. Non sanno di essersi suicidati

27 Nov 2013 19:59 - di Girolamo Fragalà

Ce l’hanno fatta, hanno consumato la loro vendetta, non hanno mai goduto tanto, è il giorno della loro “liberazione”, già parlano del 27 novembre come di un nuovo 25 aprile, si sentono partigiani moderni, bandiera rossa la trionferà, si abbracciano, si baciano, brindano. Non hanno capito, gli esponenti del Partito democratico, che con il voto sulla decadenza hanno commesso il più grande errore della loro vita politica.  Si sono suicidati. Nell’opinione pubblica, infatti, le parti sono invertite: quelli di sinistra non sono affatto i “liberatori” ma i tiranni che, pur di eliminare il nemico, non hanno esitato un attimo a caricare i fucili e sparare, fregandosene di tutto e di tutti. Per paura che l’obiettivo fallisse, hanno premuto il piede sull’acceleratore, non hanno ascoltato ragioni, si sono rifiutati persino di rivolgersi alla Corte costituzionale, hanno preteso il voto palese per paura che qualcuno si esprimesse secondo coscienza. Non a caso, subito dopo il sì alla decadenza, i senatori del Pd sono usciti dall’aula a testa bassa, in silenzio, quasi con un senso di vergogna, per poi esultare subito dopo, lontani dalle telecamere. Ma i brindisi non possono essere nascosti, c’è sempre chi spiffera tutto, spinto dalla gioia della vittoria. Qualsiasi cosa accada, adesso, ricadrà sulle spalle di chi ha voluto la “fucilazione”, dall’eventuale arresto ai servizi sociali, dalla tenuta del governo al ritorno delle tasse, dalle iniziative di Berlusconi dalle sue prigioni agli appuntamenti con le urne. E soprattutto la bastonata decisiva arriverà dall’evoluzione del centrodestra. Chi lo dava per morto e sepolto insieme al Cavaliere si è sbagliato e l’ha già capito, guardando i sondaggi e tastando il polso all’elettorato. La gente sta sempre con Abele, mai con Caino. E dà la sua fiducia a chi dimostra di avere un’idea su come governare, non a chi improvvisa e pensa solo al proprio tornaconto. Non basterà il volto sbruffone di Renzi a ridare dignità al Pd e neppure il linguaggio serioso di Enrico Letta. La frittata è fatta. Chi è causa del suo mal verserà lacrime amare.

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