Dirigenti pubblici italiani più cari al mondo, ma come servizi on-line solo il Cile sta peggio di noi
Da oggi l’Italia può vantare un nuovo record: i suoi dirigenti pubblici sono i più cari del mondo. Almeno di quello democratico occidentale (quindi senza considerare Cina, India, Brasile e terzo Mondo). Lo rende noto un rapporto comparativo dell’Ocse sui governi e le pubbliche amministrazioni dei trentaquattro Paesi membri. Secondo questo studio (aggiornato al 2011) i senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più pagati, con uno stipendio medio di 650 mila dollari, oltre 250 mila in più dei secondi classificati (i neozelandesi con 397 mila dollari) e quasi il triplo della media Ocse (232 mila dollari). In Francia, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari all’anno, in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348 mila. Negli Stati Uniti, la retribuzione media è di 275 mila dollari. Dei dirigenti pubblici così pagati partoriranno delle idee geniali in fatto di produttività? Neanche per sogno. Basta prendere il caso di analfabetismo digitale della nostra Pubblica amministrazione. Per l’utilizzo di Internet nei rapporti con la pubblica amministrazione siamo al numero 33 su 34. Secondo un rapporto comparativo dell’organizzazione parigina, solo il 19% dei cittadini italiani usano la rete per interagire con enti locali e governo centrale, contro una media Ocse del 50%. Solo il Cile, con il 7%, ha un risultato peggiore, mentre tutti i grandi Paesi europei sono al di sopra del 40%: la Gran Bretagna al 43%, la Spagna al 45%, la Germania al 51% e la Francia al 61%. Nella classifica non è incluso il Giappone, per cui non erano disponibili dati aggiornati. La percentuale di utilizzatori di servizi di e-government cresce nettamente per quanto riguarda le imprese, al 76%, ma resta la penultima tra i Paesi Ocse, davanti alla sola Svizzera, e nettamente inferiore alla media, che si attesta all’88%. Nel complesso, secondo la stima dell’organizzazione parigina, in Italia la spesa pubblica nel 2011 arrivava quasi al 50% del Pil, contro il 45,4% della media Ocse e il debito pubblico al 120%, oltre 40 punti percentuali in più della media (79%).