Attenti, rischiamo di essere controllati come ai tempi della Stasi nella Germania comunista

7 Nov 2013 17:07 - di Luciano Garibaldi

Ricordate il film Le vite degli altri, recentemente ritrasmesso in tv, dedicato alla spaventosa intrusione della Stasi (Staats Sicherheit, polizia segreta di Stato) nella vita privata dei cittadini nella Germania comunista prima della caduta del muro di Berlino? Ebbene, ci stiamo arrivando. Saccomanni annuncia che sarà varata una ulteriore riduzione dell’uso delle banconote. Già oggi è proibito pagare in contanti un oggetto che costi più di mille euro (che so, un divano letto, un termostato, una bicicletta). Domani dovremo pagare con la carta di credito, o con un assegno bancario,  anche la spesa al mercato. Un’altra notizia pubblicata sempre dal Corriere: «Conti correnti: il fisco saprà tutto. All’anagrafe tributaria saldi e movimenti dei correntisti». In parole semplici: decine di migliaia di computer, smanettati da «finanzieri» in borghese o in divisa, incamereranno, controlleranno e giudicheranno ogni nostro incasso e ogni nostro pagamento. Il che potrebbe anche essere tollerato, da chi ha la coscienza a posto, a condizione però che il tutto venisse confrontato con le tasse pagate dal cittadino spiato. Il che è impossibile, per il semplice fatto che i conti correnti sono solitamente intestati a più persone, per esempio al papà, che ha uno stipendio, alla mamma che non ne ha, e al figlio che ogni tanto incassa qualche centinaia di euro come lavoratore precario. Così, come faranno i computer della Stasi dell’Agenzia delle Entrate (il nostro Kgb) a sapere chi e quanto ha evaso? Non c’è ormai più dubbio. Siamo alla follia.

Ho appena terminato di sfogliare un libro segnalatomi da un amico: Guerre della Finanza (editore Cedam), scritto dal professor Nicola Walter Palmieri, avvocato e docente. La sua competenza, oltre alla sua esperienza di legale in varie nazioni, gli ha consentito di realizzare un atto d’accusa senza precedenti – ma soprattutto senza eguali per la sua vasta e inoppugnabile documentazione – nei confronti dei responsabili delle gravissima crisi economica che sta travolgendo il mondo intero. Sul banco degli imputati sono i vertici delle multinazionali e i vertici delle grandi banche, ossia due élites che hanno conseguito il potere di condizionare non soltanto il benessere, ma addirittura la sopravvivenza di intere nazioni, senza avere avuto alcun mandato popolare. E che ci hanno condotto – e qui uso le parole di Palmieri – «come mai prima nella storia dell’umanità, al centro di un grande e all’apparenza inarrestabile sconvolgimento economico, con enormi sprechi di ricchezze, accumuli di denaro non guadagnato con onesta operosità nelle mani di pochi, perdita e danno di molti che vengono depredati, espropriati e ridotti in povertà».

Prima, però, è giocoforza chiamare in causa, accanto ai falchi dell’alta finanza, quel potere politico che ha consentito, specialmente in questi ultimi anni, alle banche di depredare i nostri risparmi. L’obbligo dei bancari di chiedere i motivi dei prelievi superiori ai mille euro risale a un anno e mezzo fa, ossia all’inizio del cosiddetto “governo tecnico” ed è soltanto l’ultima, incredibile iniziativa del ministero delle Finanze. Essa richiama prepotentemente alla ribalta quello che può considerarsi uno dei markers più significativi della perdita della libertà inflitta al nostro Paese da un sistema che non ha nulla da invidiare a quello sovietico d’antan. Come tutti sappiamo, in Italia non esiste più nemmeno l’ombra del segreto bancario. In qualsiasi momento della giornata, un qualsiasi impiegato del ministero delle Finanze, «Sezione di Intelligence» (si chiama proprio così!), smanettando sul suo computer, può venire a sapere tutto di tutti: quanti risparmi hai accumulato sul tuo conto, quanti assegni hai emesso e per quali importi, quanti ne hai versati e per quale ammontare. Ma questo sarebbe ancora il meno. Infatti, se una persona è onesta, se è per bene, se paga le tasse, se non ruba, se non lavora «in nero», ebbene allora non ha nulla da nascondere. Dunque, chissenefrega se sanno quanto guadagni? Tanto, paghi le tasse (anche per mantenere i guardoni di Stato) fino all’ultimo centesimo.

La vergogna, lo scandalo sono rappresentati dalla mostruosa esosità del sistema bancario. Da vera e propria legge del taglione. Il sistema bancario, oltre ad avere sempre agevolato le truffe (e basterebbe ricordare la vergognosa vicenda dei bond argentini. In Spagna, nessun risparmiatore acquistò mai un bond argentino. Eppure parlavano la stessa lingua. In Italia, invece le vendite dilagarono alla grande, coinvolgendo la bellezza di 450mila risparmiatori, mentre – guarda caso – nei fondi obbligazionari emessi dalle banche non vi fu mai un solo bond argentino. Insomma, le banche si guardarono bene dall’acquistare in proprio quella roba, ma la vendettero a piene mani ai propri clienti), quindi, come dicevo, oltre ad avere spesso agevolato le truffe, il sistema bancario continua ad aumentare i propri costi, in un vero e proprio regime di “cartello”,  al quale nessuno è stato fino ad oggi capace di porre un freno. Nessuno infatti, fino ad oggi, ha dichiarato guerra a questo bubbone che prima o poi non potrà non esplodere. Il cittadino italiano è letteralmente avvolto in una sorta di ipertrofia bancaria della quale non riesce più a liberarsi.

Tutto ormai passa attraverso gli sportelli bancari: pagamento utenze (gas, luce, acqua), spese d’amministrazione della casa dove si abita, riscossione di stipendi e pensioni, adempimento degli obblighi fiscali, acquisto di azioni e fondi, bonifici di somme a qualunque titolo. In cambio di questi servizi, non liberamente richiesti, ma resi obbligatori dai vari governi succedutisi alla guida del Paese, le banche trattengono per sé ingentissime somme, a titolo, appunto, di “commissioni”: le somme – tra l’altro in continuo ed incontrollato aumento – che hanno consentito loro di espandersi al di là di ogni possibile immaginazione, al punto che ogni giorno, in ogni strada d’Italia, s’apre una filiale o agenzia bancaria. Senza peraltro offrire un solo posto di lavoro ai giovani perché ormai trionfa il web-banking.

Come insegna una eterna regoletta economica, i soldi non svaniscono: se escono da una tasca, finiscono in un’altra. In quali tasche sono finiti i miliardi di euro degli impiegati, dei professionisti, delle casalinghe, dei pensionati, delle vecchiette, delle giovani coppie, dei poveri risparmiatori italiani cornuti e mazziati? Se non è un “cartello” questa veloce, inarrestabile trasformazione delle banche da “amiche del popolo” a sanguisughe dei risparmiatori, veramente non si capisce che cosa sia “cartello”.

Frattanto, la lobby bancaria continua ad ingrassare. Grazie alla complicità di un potere politico (di governo o di opposizione non fa differenza) che continua a consentirle di rifornire i suoi forzieri con i soldi della povera gente destinati ad arricchire le tasche dei soliti furbi. Speriamo che la grande stampa che resiste sul cartaceo non si limiti a riportare in prima pagina queste terrificanti notizie, ma si schieri apertamente in difesa della libertà e del diritto del cittadino onesto di fare dei propri soldi (onestamente guadagnati e sui quali ha pagato le tasse fino all’ultimo centesimo) tutto ciò che vuole. Senza doverne rendere conto ad alcuno.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *