Svuotare le carceri crea allarme. Renzi lo sa e fa il “furbetto” a uso e consumo del congresso

14 Ott 2013 20:35 - di Oreste Martino

Con una battuta di poche parole sabato scorso Matteo Renzi ha dato uno scossone profondo alla sinistra italiana, mettendola con le spalle al muro sul tema della legalità, del buonismo sociologico che l’ha caratterizzata e della atavica incapacità di interpretare i bisogni dei cittadini sul tema della sicurezza.

Nella convention tenuta a Bari per lanciare la candidatura alla segreteria del Partito democratico Renzi ha detto quel che pensano gran parte degli italiani, a prescindere dal voto che esprimono quando vanno in cabina elettorale. Dire sì acriticamente ad amnistia e indulto è un errore secondo il sindaco di Firenze e nel dirlo ha scosso una sinistra che pur sapendolo non era mai stata in grado di affrontare l’argomento.

Che la situazione delle carceri italiane sia impossibile è evidente, che il trattamento incivile di chi è detenuto rende incivile il paese tutto è senz’altro vero, ma è altrettanto vero che oggi gli italiani vivono problemi molto più seri di quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha posto con forza addirittura inviando un messaggio alle Camere.

Renzi essendo un po’ populista e un po’ uomo del territorio capace di intercettare gli umori degli elettori ne ha approfittato subito e con poche parole ha caratterizzato meglio che in ogni altro modo la sua diversità. La sua sinistra non è quella dogmatica e rigida di Botteghe Oscure né quella confusa senza una linea chiara del Pd. Il suo tentativo è invece quello di emulare Tony Blair, che dopo il lungo regno di Margaret Thatcher, riuscì a far vincere e governare i laburisti inglesi sposando senza complessi temi tipicamente di destra in materia di immigrazione e sicurezza.

Forse è anche vero, come dicono dall’interno dei democratici, che la mossa ha lo scopo di recuperare voti nel campo moderato, ma non è solo questo il motivo per cui il sindaco ha varcato il Rubicone di uno dei dogmi della sinistra. Lo ha fatto perché da sindaco di una grande città si è dovuto necessariamente confrontare con i fatti derivanti dalle scelte buoniste del passato e non con le tesi accademiche di chi sostiene che viste le nostre pessime carceri è meglio far circolare libero chi delinque.

Amnistia e indulto sono provvedimenti che non devono far paura solo ed esclusivamente se seguono due atti senza i quali non hanno senso. O si fanno dopo una profonda riforma della giustizia che eviti l’affollamento delle carceri per reati che potrebbero essere puniti diversamente, con sanzioni amministrative o interdittive, con gli arresti domiciliari. Oppure si procede ad amnistiare e indultare dopo aver avviato un piano carceri degno di questo nome e con costi e tempi certi per la realizzazione. Mancando uno di questi elementi è evidente che qualsiasi atto di clemenza svuoterebbe le carceri per qualche mese creando allarme sociale e nuovi reati per poi tornare all’intasamento già registrato in passato. Mancando infatti una capacità del sistema di rieducare e reinserire chi è stato condannato le statistiche dicono che alla fine gli stessi soggetti tornano a delinquere e ad alloggiare dietro le sbarre.

Ecco quel che Renzi ha capito e furbescamente utilizzato per spiazzare la sinistra per ragioni interne, ma anche per diventare più competitivo rispetto al centrodestra su temi che influenzano non poco l’elettorato.

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