Se questa è la nuova Forza Italia, non è meglio tenersi il buon vecchio Pdl?

1 Ott 2013 16:37 - di Marcello De Angelis

Non si tratta di nostalgismo. D’altronde, malgrado le accelerazioni, mi sembra di poter dire che il Pdl esiste ancora e Forza Italia no. Quando Forza Italia e Alleanza nazionale si sciolsero per dare vita a una formazione che voleva esserne la sintesi e nel contempo qualcosa di nuovo che dava strutturazione ad un senso di appartenenza diffuso a livello popolare ma non ancora fatto proprio dai politici, ci furono perplessità e forse qualche mugugno, ma non il bailamme che sta investendo la non-nata formazione berlusconiana in questi giorni. Se si pensa che Antonio Martino – che già in piena ascesa del Pdl predicava il ritorno allo “spirito del ’94” e a Forza Italia – oggi esprime anche lui perplessità, non sembra proprio che l’operazione nasca sotto buoni auspici. Il senso della nuova Forza Italia – l’hanno capito tutti – è di tornare a una formazione che sia “berlusconiana e basta”, eliminando qualunque velleità di identità composita o gestione plurale. Ma se la prima mossa è fare fuori la nidiata di Berlusconi che è cresciuta nel Pdl sa un po’ di tragedia greca. C’è la scelta: Kronos che divora i suoi figli o la Medea… Tutto sommato, checché ne dicano i sondaggisti che, con tutto il rispetto, stanno a metà tra quelli che fanno gli oroscopi e quelli che fanno le quotazioni in borsa (le quali però sono reali e trattano di patrimoni concreti che possono esser riallocati se le quotazioni scendono, mentre i voti no), il Pdl sembra un partito più affidabile, con una migliore performance e più adatto a rappresentare le sensibilità diffuse dell’elettorato. Che poi, al di là delle tifoserie, non vota solo pro o contro Berlusconi, ma anche su un programma di governo e sulle possibilità e capacità di realizzarlo. Quindi su una squadra. Tutto sommato, a Berlusconi non converrebbe di più essere l’elemento simbolico di sintesi di un cartello ampio in cui vari soggetti portano il proprio consenso anziché fare l’eremita su una montagna, ostaggio di un gruppo ristretto di cari amici che forse tutti insieme non sposterebbero diecimila voti? In politica si dovrebbe calcolare anche questo. O no?

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