Il sindacato delle toghe di nuovo all’attacco di Berlusconi. Il Pdl: «Barbari che aizzano la piazza»

26 Ott 2013 20:35 - di Redattore 92

Berlusconi non è citato direttamente, ma è chiaro il riferimento alla sua vicenda. «L’incandidabilità di un condannato a una pena superiore ai tre anni è un principio di etica. Il fatto che ci sia voluta una legge per introdurre questa norma dimostra la debolezza della politica». Al congresso dell’Associazione nazionale magistrati, il segretario Maurizio Carbone sferra un duro attacco contro la classe politica e contro il leader del centrodestra in particolare. La replica del Pdl non si fa attendere. «Al sindacato dei magistrati non compete né il giudizio morale sulle candidature, né la diagnosi sullo stato di salute della vita politica e democratica del Paese», attacca il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli. Ancora più pesante e articolata la risposta de “Il Mattinate”, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Pdl della Camera dei deputati. «Il capo del sindacato-partito dei magistrati inveisce oggi contro i politici e la loro etica. In questo modo aizza la piazza e deforma il ruolo assegnato dalla Costituzione all’ordine giudiziario. E questo rappresentante sindacale sarebbe voce ufficiale delle toghe e sintesi della loro imparzialità?». La nota del Pdl Sabelli a guardare «all’etica dei suoi anonimi affiliati, che se si identificano con questi pregiudizi sono di fatto eversori dello Stato di diritto. Cosa tristemente evidente – sostiene il Mattinale – quando alcuni loro campioni si affacciano sulla scena politica evidenziando teorie e prassi sperimentate illecitamente quando esercitavano il potere di distruggere libertà e reputazione di persone perbene, sempre difesi dal loro sindacato. Questa vergogna è intollerabile non trovi nella maggioranza di larghe intese una risposta legislativa con una decisa iniziativa di riforma, come indicato dai saggi di Napolitano già nello scorso aprile». La conclusione del Mattinale è allarmante: «La pacificazione passa attraverso la riforma della giustizia. Le larghe intese inerti si trasformano in un alibi per scorribande di barbari».

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