Il Pdl verso il Consiglio nazionale: si fa avanti il fronte che vuole le primarie (da Formigoni a Gasparri)

28 Ott 2013 14:00 - di Redazione

Dibattito aperto, nel Pdl, sulle prospettive della nuova Forza Italia, sull’unità da salvaguardare, sulla leadership affidata a Marina Berlusconi. Ma ci sono anche altri temi che affiorano nella discussione: le primarie, per esempio, invocate da Roberto Formigoni e da Maurizio Gasparri per scegliere il futuro leader del partito. Mentre una “conta” per l’8 dicembre viene smentita dallo stesso Alfano, che dice che non c’è nessuna raccolta di firme in corso per frenare il passaggio a Forza Italia e che le questioni su cui è opportuno discutere non riguardano certo né il nome del partito né la leadership.

”Il Pdl morirà, nel senso che si metterà nel sonno, l’8 dicembre quando la proposta dell’ufficio di presidenza, approvata all’unanimità, verrà sottoposta all’assemblea del Consiglio nazionale”. Questa la previsione del ministro Maurizio Lupi, che auspica ”un confronto sulle modalità con cui Forza Italia dovrà aprirsi alla società civile e riorganizzarsi. Credo che questo sarà un grande tema di discussione”. “Un partito – aggiunge – non nasce per l’azzeramento, ma perché ha una grande prospettiva per il futuro”.

Interviene anche Maurizio Gasparri, sostenendo la tesi delle primarie: “Marina Berlusconi nostro futuro leader? Lei so che non è interessata alla cosa, ma qualora lo volesse, deve vincere le primarie. Saranno le primarie a decidere il nostro candidato, così sceglieranno gli elettori, il popolo. Visto che sicuramente il nostro sarà il primo partito della coalizione che si opporrà al centrosinista, ci sarà la Lega ma, è ormai evidente, dopo il flop di Scelta civica, che saranno due le coalizioni a fronteggiarsi”. Gasparri parla anche del futuro consiglio nazionale del partito, convocato per l8 dicembre: “Ribadisco che il Consiglio nazionale del partito potrà approvare o meno la proposta di Silvio Berlusconi di passare a Forza Italia. Quello che è certo è che non potranno esistere contemporaneamente due soggetti separati, Forza Italia da un lato e il Pdl dall’altro. Un evento del genere, foriero di confusione e di scontri, non è né politicamente, né statutariamente, né giuridicamente possibile”. E aggiunge: “Lo dico e lo ripeto per sgombrare il campo da un’ipotesi inesistente. O si fa una cosa, o se ne fa un’altra. Tutte e due insieme non si possono fare. A suo tempo espressi da solo la mia opinione nel conformismo di tutti gli altri, nessuno escluso, compresi i dissidenti postumi. Ora credo che la proposta di Silvio Berlusconi sia abbastanza chiara e su quella si dovrà lavorare, ponendosi più il problema del modello di partito che non la questione del nome, già in qualche modo chiarita. Se sarà necessario, sarò ancora più esplicito. Nel frattempo continuo ad adoperarmi per l’unità ed evitare lacerazioni suicide. Sono certo che saremo in tanti a perseguire questo risultato”.

Non la pensa così Fabrizio Cicchitto, che accusa i “falchi” di voler far cadere il governo: “L’impressione è che gli scopi siano due: radicalizzare lo scontro, accentuare la versione che il confronto è fra buoni e cattivi, fra fedeli e traditori e puntare ad una caduta il più possibile ravvicinata del governo”. Per Cicchitto “è evidente che ci troviamo di fronte ad una linea profondamente irresponsabile che fra l’altro impedisce anche di discutere su quelle che sono le ragioni serie di dissenso che vanno affrontate in modo sereno e non con inutili anatemi: al di là delle sigle, cosa dev’essere il partito del centrodestra, quale la sua leadership e il suo eventuale punto di riferimento nel governo e alle prossime elezioni, l’atteggiamento da assumere rispetto al governo ed alle difficoltà della società italiana. Su questi nodi è inutile impiantare una discussione basata su insulti e su processi alle intenzioni”.

Un appello ad un’unità responsabile è ancora una volta lanciato da Altero Matteoli: “Anche gli amici che non hanno partecipato all’Ufficio di presidenza hanno ribadito la necessità di restare uniti. Questa unità non può essere a tutti i costi, ma deve nascere sui programmi e, possibilmente, anche sugli organigrammi del partito intorno alla leadership di Silvio Berlusconi”.

E nella discussione sul futuro del centrodestra si inserisce anche Gianni Alemanno, ex Pdl, e ora leader di Prima l’Italia suggerendo al centrodestra di “pensare a come a arrivare a una nuova leadership, al di là delle proposte che fa Berluconi o Alfano perché il centrodestra non è più un mono-partitico”. E insiste sulla necessità di individuare una leadership attraverso le primarie: “Abbiamo di fronte Renzi, non Epifani o Bersani – ricorda Alemanno – e quindi mi auguro che il premier esca fuori dal centrodestra da una grande consultazione elettorale: da questo punto di vista è importante che ci sia il Consiglio di nazionale di Forza Italia, l’ultimo purtroppo fu con la cacciata di Fini, ma non basta: deve emergere un programma di governo che sia un salto in avanti, perché è evidente che questo governo non ce la fa”. Quanto alla leadership di Marina Berlusconi, Alemanno commenta: “Sicuramente è difficile presentare una persona che non ha mai fatto politica, dopodiché siamo pronti a stupirci. L’importante – puntualizza – è che si esca da questa incertezza e che Marina dica chiaramente se vuole scendere nell’agone politico. Chiunque voglia guidare il centrodestra – insiste però Alemanno – che sia Marina o Silvio, si metta in testa che deve fare le primarie: del resto se una candidatura è forte, stravincerà”.

 

 

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