Al via l’operazione “Mare nostrum”: l’appendice di una vecchia idea berlusconiana…

14 Ott 2013 21:19 - di Priscilla Del Ninno

Via libera all’operazione Mare nostrum. Il piano militare-umanitario deciso dal vertice di governo a Palazzo Chigi tra il premier Letta, il vice Alfano, e i ministri Bonino e Mauro, che dà una prima risposta all’emergenza immigrazione, opererà su più fronti aperti, contemporaneamente: dalla regolazione del traffico di immigrati clandestini, all’accoglienza dei profughi, senza trascurare la necessità di stroncare il monopolio delle organizzazioni criminali sui viaggi della disperazione, attraverso l’utilizzo indiscriminato di scafisti e basisti. «Abbiamo tre livelli per affrontare i flussi migratori – ha spiegato allora il ministro dell’interno Angelino Alfano – quello estero di cooperazione internazionale tendente a fare di tutto perché i migranti non partano; un livello relativo al controllo della frontiera, che è europea non italiana; e un terzo livello, l’accoglienza e il dispiegarsi del dispositivo nazionale. Da settimane e mesi diamo il meglio a livello nazionale – ha concluso Alfano – stiamo facendo un discorso molto duro e chiaro con l’Europa, questa sera abbiamo puntato sul livello di protezione della frontiera». Una missione ad ampio raggio, dunque, che come ribadito ulteriormente dal vice premier Alfano, «avrà un effetto deterrente molto significativo per chi pensa di fare impunemente traffico di esseri umani». Un effetto, ha poi aggiunto il ministro degli Interni, che sarà garantito dall’azione di pattugliamento, «con la possibilità di intercettare i mercanti di morte», e l’intervento delle procure «che già in due circostanze ha portato al sequestro delle navi e all’arresto dell’equipaggio». Dunque, sorveglianza e soccorso le coordinate di riferimento dell’operazione al via, e come anticipato anche dal ministro della difesa Mario Mauro, saranno seguite attraverso l’utilizzo di quattro navi della Marina – due pattugliatori e due fregate – coadiuvate da una nave anfibia che ha la possibilità di esercitare il comando e controllo, con elicotteri a lungo raggio, capacità ospedaliera, spazi ampi di ricovero per i naufraghi. Di più: saranno impiegati anche dei droni, gli aerei senza pilota, oltre ad elicotteri con strumenti ottici ad infrarossi. Una task force che ottempera ad una molteplicità di esigenze, dal controllo militare del territorio alla vigilanza sull’immigrazione clandestina, al salvataggio dei profughi in difficoltà, coperta dai bilanci dei rispettivi ministeri. «Non siamo in presenza di una legge per cui serve una nuova copertura», ha chiarito Alfano, che poi ha chiosato: «Il punto è che l’Italia rafforza la protezione della frontiera esterna, e quando si calcolano i costi bisogna capire quali sarebbero le spese in assenza di questa missione». Costi e benefici valutati lungimirantemente dall’ex premier Berlusconi già nel 2008, con l’immancabile corollario di ostruzionismo e discredito gettato dall’opposizione delle sinistre sulle sue deliberazioni in merito al tema immigrazione. Decisioni frutto di un capillare lavoro di reti diplomatiche intessute dal leader del Pdl, culminato nel trattato di «amicizia, partenariato e cooperazione» tra Italia e Libia siglato con il colonnello Gheddafi. L’intesa, firmata sotto la tenda del Raìs, garantiva la piena collaborazione da parte della Libia nel contrasto all’immigrazione clandestina e l’attuazione dell’accordo già firmato nel dicembre 2007 per il pattugliamento congiunto delle coste libiche dalle quali salpavano – e salpano di nuovo, a ondate cicliche – flotte di migranti verso Lampedusa. Controllare il flusso a partire dalle basi di partenza, era stato ieri il primo punto fermo da cui muovere in direzione di quell’accordo italo-libico. Presidiare il Mediterraneo battuto su molte rotte dai trafficanti di morte che speculano sul sogno di disperati in cerca di una vita migliore, sembra essere il passo adottato oggi.

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