Per ora dalla crisi emerge un solo vincitore sicuro: il Porcellum

30 Set 2013 19:01 - di Oreste Martino

La crisi di governo aperta venerdì da Berlusconi con le dimissioni a loro insaputa dei ministri Pdl alla fine avrà dei vincitori e dei vinti. Al momento non è dato sapere se la fase che si è aperta avvantaggerà Berlusconi o Enrico Letta, se mercoledì al Senato ci sarà o meno una maggioranza qualsiasi o se invece il Cavaliere riuscirà ad imporre il ricorso alle urne. Non è chiaro neanche il nuovo equilibrio che questa tempesta provocherà nel Pd e se aiuterà o danneggerà le ambizioni del sindaco di Firenze Matteo Renzi. Così come è impossibile adesso prefigurare che cosa accadrà in casa Pdl, dove si parla di scissione troppo frettolosamente, mentre è probabile che come sempre Berlusconi metterà tutti a posto con bastone (il metodo Boffo evocato dai cinque ministri dimissionari) e carota (la promessa di ricandidatura).

L’unico che comunque vada potrebbe uscire vincitore dopo questo colpo di scena è il Porcellum. La famigerata e fintamente criticata legge elettorale deve infatti temere soltanto il giudizio della Corte Costituzionale, che potrebbe però cassarla soltanto in due punti e non annullarla del tutto. Nella situazione attuale, infatti, più o meno tutti i partiti augurano lunga vita al Porcellum, essendo indispensabile alla loro sopravvivenza. Berlusconi l’ha detto chiaramente alla riunione dei gruppi parlamentari in cui furono annunciate le dimissioni in blocco di deputati e senatori del Pdl. E non potrebbe far altro, visto che grazie a questo sistema elettorale è stato determinante in questa legislatura e potrebbe esserlo anche nella prossima, con o senza aver preso un voto in più degli avversari. Come si è visto proprio grazie al Porcellum Berlusconi ha potuto adottare la tattica del “muoia Sansone con tutti i filistei” quando ha capito che la sinistra lo stava facendo fuori per via giudiziaria, mentre con un’altra legge elettorale questo non sarebbe stato possibile. Il sistema per eleggere i parlamentari è l’ideale anche per Matteo Renzi e per Enrico Letta. Il primo perché punta sul corposo premio di maggioranza e il secondo perché in caso di nuovo pareggio potrebbe essere ripescato. Grillo ogni giorno benedice l’attuale legge elettorale, che se fosse modificata in un sistema tipo il Mattarellum gli farebbe perdere due terzi dei seggi in Parlamento. E lo stesso vale per tutti gli altri, praticamente quasi senza esclusioni.

Visto che la legge elettorale si vota con lo scrutinio segreto e che ognuno può predicare bene in aula e in tv e razzolare male nel segreto del voto è facile immaginare che Napolitano avrà una grande delusione e che tutto resterà così com’è. A volerla cambiare erano solo i saggi presidenziali, ma in questa fase i tecnici non contano e i più politici tra loro in queste ore non sono particolarmente influenti nei loro partiti, come accade con Gaetano Quagliariello nel Pdl e Luciano Violante nel Pd.

Ecco che alla fine di questa ennesima puntata della telenovela potremmo scoprire che tra le macerie della seconda Repubblica resterà in piedi soltanto il Porcellum, magari in compagnia della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, che in queste condizioni difficilmente sarà modificata.

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