Ingegneri, economisti, medici e infermieri: previste 220mila assunzioni nel privato
Ingegneria, economia, medici, paramedici: sono queste le lauree più ricercate dalle aziende che intendono assumere nel corso del 2013. La crisi sembra operare una selezione al rialzo: per chi è in possesso del famoso “pezzo di carta” ci sono sul mercato quasi 220mila posti, il 60% del totale delle assunzioni programmate dalle imprese del settore privato. Lo evidenzia il sistema Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro. In pratica, su 367mila assunzioni non stagionali previste, 58mila sono riservate ai laureati, 160mila ai diplomati, in crescita rispettivamente dell’1,4% e del 2,6% rispetto al 2012. Sommate insieme, le opportunità di lavoro dirette a chi ha la laurea o il diploma costituiscono il 59,3% di tutte quelle disponibili per quest’anno (nel 2012 la quota complessiva si era fermata al 55,4%). Tra i laureati – indica Excelsior – i più ricercati continuano a essere quelli in economia (17.040 assunzioni, il 29,2% di tutti i laureati cercati dalle imprese), seguiti da ingegneria elettronica e dell’informazione (7.600 assunzioni, pari al 13% ), da sanitari e paramedici (4.790, pari all’8,2%). Tra i diplomati, le imprese cercano soprattutto quelli in discipline amministrative e commerciali (37.640 assunzioni, il 23,6% di quelle per cui serve un diploma), in indirizzo meccanico (14.890, il 9,3%) e turistico-alberghiero (10.870 le entrate, pari al 6,8%). Nonostante il consistente calo del fabbisogno di assunzioni non stagionali rispetto al 2012 (oltre 39mila unità in meno nel 2013 nel complesso, pari alla riduzione del 9,4%), le assunzioni di laureati sono sostanzialmente stabili (-1%), mentre quelle di diplomati, pur riducendosi in modo più apprezzabile (-3,9%), restano di gran lunga al di sotto della variazione media complessiva delle assunzioni. «In questi anni l’Italia è rimasta competitiva grazie alla qualità che sa produrre e alla capacità delle sue imprese più dinamiche di esportarla sui mercati mondiali – commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – Per queste la sfida si gioca al rialzo e dunque crescono i fabbisogni di personale altamente qualificato e già preparato ad essere operativo in azienda. Chi invece non riesce o non può agganciarsi ai percorsi della globalizzazione, perché il suo orizzonte è il mercato interno, si vede costretto a ridurre gli investimenti su nuove risorse umane. È un ulteriore segnale che, se non si fa uno sforzo straordinario per rilanciare la domanda interna, si rischia di impoverire il capitale più prezioso di milioni di piccole e piccolissime imprese, che è dato dalle persone che ci lavorano».