Il Fronte della Gioventù: quel che resta di un’esperienza irripetibile

13 Set 2013 20:06 - di Guido Liberati

Presentato oggi in anteprima ad Atreju il libro “Fronte della Gioventù” di Alessandro Amorese. L’opera, in uscita ad ottobre, non è solo la storia dell’avanguardia di un partito raccontata da “un uomo di destra”, come si è definito lo stesso scrittore, ma è prima di tutto la fotografia del “più grande movimento giovanile degli anni ’80”, quando i giovani erano consapevolmente protagonisti del loro futuro. Uno spaccato della storia italiana ricostruito oggi, al Parco del Celio, insieme a Peppe Scopelliti, Marco Valle, Roberto Menia, Giampiero Cannella e Francesco Lollobrigida. Amorese con il suo libro ha voluto anche “fare luce su alcuni aspetti oscuri della fine del ‘900, colmando finalmente una lacuna rispetto al numero di testi pubblicati sulla politica di destra” e facendo luce sulle diverse forme di patriottismo che il movimento incarna.

“Il Fronte della Gioventù era un movimento autonomo, era un mondo di sogni che si voleva intromettere invece in un mondo fin troppo pietrificato”, ha sottolineato Francesco Lollobrigida, oggi dirigente nazionale di Fratelli d’Italia. Insieme a lui Roberto Menia, coordinatore di Futuro e Libertà, ha ricordato come le sezioni siano state vere e proprie “scuole di vita, dove si  insegnava ad anteporre prima di tutto il coraggio e la giustezza delle proprie scelte”,  e dove, anche per il giornalista Marco Valle, “ci si confrontava, si pensava compatti e convinti, capaci di comunicarle”.

Con il suo libro, Amorese racconta la storia di un movimento che “ha lasciato il segno per la forza delle sue idee”, contro l’imposizione di una “sub-cultura omologante”, come ha aggiunto Cannella. Nel suo intervento,  il presidente della Regione Calabria,  Peppe Scopelliti ha ricordato la sua esperienza. «Il Fronte della Gioventù seppe essere anche forza dominante anche contro la ‘ndrangheta. Ricordo quando nel 1992 ci presentammo a un corteo contro le mafie con il nostro striscione. Ci volevano cacciare perché ci dissero che eravamo di destra, ma non ci riuscirono. Ho un solo rammarico: fino a qualche hanno fa eravamo una grande comunità, mentre ora siamo divisi».

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