Concordia, trovati resti umani: forse quelli delle ultime due vittime ancora non recuperate
L’ultima volta che li hanno visti, il 13 gennaio del 2012, Maria Grazia Trecarichi aveva appena lasciato il suo posto sulla scialuppa di salvataggio alla figlia Stefania e al suo fidanzato; lo steward Russel Rebello, invece, correva su e giù per i ponti della Concordia cercando di aiutare i passeggeri mentre la nave si inclinava paurosamente davanti all’isola del Giglio: l’esame del Dna sul mucchietto di ossa ritrovato ora in fondo al mare dirà se, dopo 621 giorni d’angoscia, i familiari avranno qualcosa su cui piangere. Ci speravano tutti, al Giglio, che una volta ruotato il relitto si potessero finalmente trovare i poveri resti delle ultime due vittime che ancora mancano all’elenco dei 32 morti di quella notte. Ci speravano e ci credevano. Franco Gabrielli, il commissario scelto dal governo per l’emergenza, lo ha ripetuto: «L’impegno che abbiamo preso fin da subito con i familiari è quello di ritrovare i corpi delle due vittime: fin quando non avremo la certezza che i resti siano effettivamente i loro e fin quando non li avremo restituiti ai familiari, non ci fermeremo». Già, perché la certezza matematica che quel che è emerso dal fondo del mare sia quel che resta di Maria Grazia e Russel la si avrà solo tra qualche giorno, quando arriveranno i risultati degli esami del Dna. In ogni caso ora i soccorritori hanno in mano quattro resti ossei, molto probabilmente umani. E non è detto che non ne trovino altri. Le ricerche andranno infatti avanti sia all’esterno che all’interno del relitto, anche perché la rotazione della nave ha provocato il sollevarsi del pulviscolo, che non si è ancora completamente depositato e non consente dunque una visuale perfetta. Ad individuare le ossa nell’immersione iniziata alle 10 e conclusa alle 12 sono stati i sub delle Capitanerie e della Gdf, che assieme a quelli della Marina, della Polizia e dei Vigili del fuoco hanno iniziato martedì scorso a perlustrare le zone di mare fino a dieci giorni fa non accessibili: proprio in quel punto la Concordia poggiava sullo sperone di roccia che l’ha sostenuta per oltre un anno.