Chinaglia è tornato, folla e commozione in chiesa per il ricordo del campione senza paura
Non è stato facile riportare in Italia la salma di Giorgio Chinaglia, ma a giudicare dall’affetto che ancora lo circonda a Roma è stata una scelta azzeccata. Un lungo e continuo flusso di persone ha reso omaggio al feretro del campione laziale, nella camera ardente allestita presso la chiesa del Cristo Re, dove alle 15 si è svolta una messa in suffragio. A salutare l’ex bomber della Lazio, morto lo scorso anno negli Stati Uniti, sono arrivate tante persone comuni e alcuni dei compagni che con “Long John” nel 1974 il primo scudetto biancoceleste: da Wilson a Oddi, da Martini a Pulici. Sono stati proprio loro a portare in spalla il feretro sin dentro la chiesa, mentre i tifosi scandivano il coro: “Giorgio Chinaglia il grido di battaglia”. Con loro anche Giorgio Jr, presente a Roma assieme alle sorelle Stephanie e Cinzia e alla prima moglie del calciatore, Connie Eruzione. «Ce l’abbiamo fatta – ha detto soddisfatto, capitan Wilson – al di là di quello che è successo tra le famiglie, siamo contenti che Giorgio sia qui. È una magra consolazione, ma tutti i tifosi che vorranno portare un fiore potranno farlo qui a Prima Porta, un quarto d’ora di macchina e incontrano Giorgio. La gente laziale è molto vicina: quello che rappresenta Giorgio per la gente lo sappiamo tutti», ha aggiunto l’ex biancoceleste. Tra i presenti anche l’ex calciatore ed ex presidente della Lazio, Zoff. «È stato il trascinatore nella vittoria dello scudetto – riconosce l’ex portiere azzurro -. Ha preso più generazioni, il suo modo di essere in campo e la sua voglia assoluta di vincere hanno segnato un’epoca». «Facevamo viaggi insieme – ha proseguito Zoff -, quando lui era all’Internapoli e io al Napoli e facevamo il militare a Roma. È stato una vita in Nazionale, ho cercato pure di calmarlo dopo Haiti (mandò a quel paese il ct Valcareggi al mondiale del ’74, ndr). Era una conoscenza di lunga data». Le spoglie del giocatore verranno successivamente tumulate nella cappella della famiglia Maestrelli, dove riposa Tommaso, allenatore simbolo della Lazio dello scudetto del ’74 e grande amico di Chinaglia.