Spagna, forse un italiano tra le vittime. La disperazione del macchinista

25 Lug 2013 19:14 - di Antonio Pannullo

Tra le vittime della strage di Santiago figurerebbe anche un giovane italiano, originario della Sicilia ma che vive all’estero. Lo si è appreso da fonti galiziane dei soccorritori, ma mancano conferme ufficiali. La lista delle 80 vittime finora accertate sarà diffusa alle 22. «Voglio morire, voglio morire»: così il conducente del treno deragliato, Francisco José Gazón Amo, ripeteva ai primi soccorritori. Lo ha riferito una coppia di sposi, di ritorno dal viaggio di nozze. «Quando ci siamo avvicinati per aiutarlo a uscire – hanno detto ai microfoni di Tve – era sconvolto e ripeteva «voglio morire, voglio morire». A Santiago de Compostela il treno ad alta velocità (Alvia), in arrivo nella città della Galizia, è deragliato ieri sera a poca distanza dalla stazione, provocando una strage: il drammatico bilancio delle autorità locali è di 80 morti e circa 200 feriti. Impressionanti le immagini dell’incidente – tale lo considera per il momento il governo spagnolo – di cui non si conoscono ancora con certezza le cause, avvenuto alle 20.40 locali di mercoledì 24 all’imbocco di un viadotto, all’altezza di una curva molto stretta (e a detta di molti pericolosa): tutti i 13 vagoni del convoglio, in viaggio fra Madrid e Ferrol con 240 persone a bordo, sono usciti dai binari, schiantandosi con un boato secondo il racconto di testimoni, alcuni dei quali hanno parlato di un’esplosione. Diversi vagoni si sono piegati su un lato, mentre almeno uno si è ribaltato e ha preso fuoco. Le prime foto hanno potuto mostrare corpi senza vita coperti alla meno peggio e feriti attorno ai quali si affannavano i soccorritori. Dopo le prime ore di incertezza – quando non si escludeva neanche lo spettro del terrorismo, facendo ripiombare il Paese nell’incubo dell’11 marzo 2004 – è stata la portavoce del governo spagnolo ad affermare che l’ipotesi sulla quale si sta lavorando è quella dell’incidente. Un errore umano, secondo le prime ricostruzioni, del macchinista, uscito miracolosamente illeso, che pare abbia ammesso di come il convoglio avesse imboccato la curva a gran velocità, di molto superiore al limite degli 80 chilometri orari (forse oltre i 180). Il disastro ha oscurato il giorno d’avvio dei festeggiamenti in vista della ricorrenza di San Giacomo, patrono di Spagna e della Galizia, il cui legame con la città fa di Santiago de Compostela una delle grandi mete del pellegrinaggio cristiano in Europa, che richiama ogni anno visitatori da mezzo mondo lungo i percorsi dello storico “camino de Santiago”. Drammatiche le prime testimonianze raccolte dai media locali. «Quanti morti che ci sono qui, mio Dio», ha esclamato una donna a una radio locale nei primi minuti dopo l’accaduto. Mentre il governatore della Galizia, fra i primi a raggiungere il luogo della catastrofe, ha parlato di scene da “girone dantesco”. Sulla zona ha continuato ad addensarsi a lungo una fitta colonna di fumo, mentre arrivavano responsabili di governo e autorità locali. Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy ha detto che sono in corso due inchieste sull’incidente ferroviario: una giudiziaria a e una della commissione sugli incidenti ferroviari del ministro delle infrastrutture. Le due inchieste sono naturalmente coordinate, ha detto Rajoy in Tv. Rajoy ha poi annunciato da Santiago de Compostela tre giorni di lutto nazionale. Il premier – visibilmente addolorato – si è recato sul punto in cui la motrice è uscita dai binari e poi dai tecnici e dai responsabili della Renfe, la società che gestisce le ferrovie spagnole, si è fatto spiegare com’è avvenuto il deragliamento e quali potrebbero essere le cause. Nella sua visita Rajoy è stato accompagnato dal ministro dello Sviluppo, Ana Pastor – dalla notte scorsa a Santiago – e dal presidente della Galizia, Alberto Nunez Feijoo. Secondo Giorgio Diana (docente emerito del Politecnico di Milano, direttore del Centro di ricerche della galleria del vento, che fu consulente tecnico d’ufficio nel caso del deragliamento del Pendolino a Piacenza nel 1997) ritiene che si sia trattato di un errore umano, un’incidente dovuto all’eccessiva velocità e «nell’alta velocità nostra non sarebbe successo». Il professore a aggiunto: «Ci sono tutti dei segnali che vengono trasmessi a bordo treno che controllano la velocità del treno – ha detto all’agenzia Ansa – e se si supera quella velocità interviene la frenatura automatica. I passeggeri italiani – ha concluso – possono stare tranquilli».

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