I “prescelti del Colle” in conclave. Per favore, evitate di rifilarci un’altra agenda

2 Apr 2013 21:45 - di Girolamo Fragalà

Non c’è niente di peggio della ripetitività. Perché con l’andare del tempo ci si abitua e diventa tutto poco credibile. Ed è quello che sta accadendo, per l’ennesima volta, in politica. I saggi sono chiamati a un lavoro ancora non definito, un mistero alla Agatha Christie che verrà svelato solo nelle due sale di studio dell’Archivio storico del Quirinale, dove si riuniscono i “prescelti del Colle”. Nessuno (nemmeno loro) scommetterebbe un centesimo sulla riuscita dell’operazione, ma tutt’intorno si scatena la “caccia al tema”, come avviene non appena si sente odore di riunione, a qualsiasi livello, un’occasione per mettersi in mostra. Ecco che – specie da sinistra – si sente il solito coro di voci, ognuna delle quali canta a modo suo. Le proposte arrivano a pioggia. In ordine cronologico: i saggi parlino degli esodati, macché delle coppie di fatto, no, meglio dell’occupazione, mettiamoci dentro la riforma fiscale e quella del lavoro, aggiungiamoci le pensioni e gli esodati. Fiumi di comunicati stampa, agenzie, flash e interviste, dichiara (per dettar legge) persino chi non ha beccato nemmeno un voto alle elezioni, con la pretesa di indicare le priorità quei magnifici dieci, la cui missione sa più di vecchio western che di politica. Tant’è che uno dei “saggi”, Mario Mauro, ha svelato: «Abbiamo garantito al Capo dello Stato il massimo riserbo in questa fase di lavoro delle commissioni». Alla pari di un segreto di stato. Niente più interviste, dichiarazioni o comparsate nei talk show. Si chiudono le porte, comincia un nuovo conclave nella remota speranza di una fumata bianca, habemus papam. Ma l’unica cosa concreta – al di là delle dichiarazioni sparse – sarebbe la nuova legge elettorale, per poi arrivare al voto senza correre il rischio di un’altra paralisi. Ci sarebbe invece da sudare freddo se ci rifilassero un’altra agenda. Perché la parola – di per sé – porta jella e paura. Ricorda troppo da vicino il tormentone dell’agenda precedente. Quella strana, indefinita, indigesta “cosa” chiamata agenda Monti.

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