Ecco perché quella dell’8 marzo sarà una non festa…
Meno quattro giorni a quella che un tempo era la festa delle donne. L’8 marzo, una data che per un lungo periodo ha lasciato fuori da cortei e ludi retorici solo le donne impegnate a destra (poche) mentre la maggioranza si lasciava andare alla celebrazione dei traguardi conseguiti grazie alle lotte per i diritti di genere. Adesso l’8 marzo è diventata la non festa, adesso nessuna ha più voglia di mettersi a fare girotondi in allegria, adesso che non sia il caso di festeggiare l’8 marzo è un convincimento talmente diffuso e così profondamente percepito che ieri persino l’inserto culturale del Sole 24 Ore lo faceva proprio. Non è il caso di fare brindisi, allora. E il motivo è il numero sempre crescente di femminicidi che comincia a diventare l’evidente e pesante bilancio di un’emancipazione che ha reso le donne più libere sulla carta ma più fragili nel contesto sociale (i maschi ammazzano infatti quelle che vogliono emanciparsi, non quelle che restano sottomesse). Ma non c’è solo la tragica contabilità delle violenze contro le donne a dipingere a tinte fosche il prossimo 8 marzo: ci sono i dati sulla disoccupazione femminile, c’è il desiderio di maternità frustrato dalla mancanza di un welfare che sia davvero in grado di aiutare le famiglie, c’è una crisi che si accanisce sui soggetti più deboli, e tra questi sicuramente ci sono anche le donne, c’è una scarsa attenzione delle classi dirigenti per le politiche family friendly. Tutti fattori che non inducono all’ottimismo. La non festa dell’8 marzo sicuramente sarà l’occasione per ricordare il dato dell’aumento di presenze femminili nel nuovo Parlamento (31% contro il 20% della scorsa legislatura). Eppure mai le donne sono state così scollegate tra loro, anche in Parlamento. Infatti i partiti vecchio stile non esaudivano i desideri delle paladine delle quote rosa, quelli di nuovo conio invece (leggi M5S) le donne le fanno eleggere ma impongono loro il silenzio. E così siamo passati dalle quote rosa insufficienti alle quote rosa mute. Un’altra ragione per guardare con mestizia alla non festa dell’8 marzo.