A pranzo con Vendola anche alla vigilia del processo? Nei guai la giudice che ha assolto il governatore
Un pranzo a due potrebbe inguaiare il giudice di Bari Susanna De Felice, che il 31 ottobre scorso ha assolto Nichi Vendola dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione a un’inchiesta sulla sanità. Sarebbe avvenuto a ridosso di quel processo in un ristorante; e a far compagnia a tavola al magistrato barese ci sarebbe stata la sorella del governatore pugliese, Patrizia. La circostanza, tutta da verificare, è stata riferita da uno dei pm di quel processo, Francesco Bretone, alla Prima Commissione del Csm, che dopo averne discusso un po’, ha deciso di inviare gli atti al procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Bretone è stato ascoltato il 12 febbraio scorso a Palazzo dei Marescialli insieme alla collega Desiré Digeronimo, al procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e al giudice Antonio Diella, presidente aggiunto dell’ufficio gip-gup di Bari.
Lui e Digeronimo avevano chiesto di condannare a 20 mesi il leader di Sel. E dopo l’assoluzione del governatore in una missiva riservata al Pg Antonio Pizzi e al procuratore di Bari Antonio Laudati, avevano espresso dubbi sull’imparzialità del giudice De Felice, segnalando l’amicizia con la sorella di Vendola e sostenendo che per questo si sarebbe dovuta astenere. La notizia era finita sul Giornale e il Csm aveva deciso di intervenire: su richiesta dei consiglieri di Area, per verificare la sussistenza dei presupposti per un trasferimento d’ufficio di Digeronimo, e su sollecitazione dei consiglieri di Magistratura indipendente e dei laici Guido Calvi (Pd) e Nicolò Zanon (Pdl) per approfondire nel suo complesso la vicenda. Vicenda di cui si sta interessando anche la procura di Lecce, che secondo Panorama (che oggi pubblica sul suo sito le foto di un altro pranzo del 2006 che ha visto allo stesso tavolo, ma in compagnia di altri invitati, Nichi Vendola e De Felice) ha già ascoltato Patrizia Vendola sui suoi rapporti con il giudice barese. Ai consiglieri del Csm Bretone ha riferito che a raccontargli del pranzo era stata una giornalista, informata a sua volta dell’accaduto da una collega,che sarebbe stata testimone oculare dell’incontro tra De Felice e la sorella del presidente della Regione. Ma il pm ha anche detto al Csm di non poter garantire sulla veridicità di quanto gli era stato comunicato. Accertamenti che i consiglieri hanno deciso di rimettere al Pg della Cassazione. Il giudice Diella ha confermato invece che De Felice aveva posto la questione della sua eventuale astensione dal processo sul governatore proprio per i suoi trascorsi con Patrizia Vendola, e lo aveva fatto sia con una nota indirizzata a lui, sia con colloqui avuti con altri magistrati dell’ufficio; ha raccontato che le disse che non riteneva necessario questo passo, ma ha riferito ai consiglieri che non toccava comunque a lui pronunciarsi sull’astensione della collega.