Coso Travaglio va a piangere dalla maestra

13 Gen 2013 10:57 - di Marcello De Angelis

Un vero choc, per uno abituato a sparare senza replica, essere ripagati in diretta con la stessa moneta. Travaglio, da Santoro, dopo la letterina di Berlusconi appariva disarmato, basito e anche un po’ piagnucoloso. Viziato per anni dalla pratica del podio senza contraddittorio, uso a fare di tutti e ognuno uno sparring-partner in effige, che non può restituirti i pugni che gli tiri, al primo match vero ha gettato la spugna e si è rifugiato nell’angolo, dove lo ha salvato l’arbitro Santoro, che però è anche il suo manager e organizzatore dell’incontro. La squalifica per frode sportiva ci sarebbe stata tutta. Non è stata sufficiente la scelta della regia della camera fissa sul suo volto illuminato, la recitazione da prima elementare dei pensierini arguti (così arguti che li deve leggere perché non sa parlare a braccio), né il pubblico dopato e selezionato per un’immancabile standing ovation a comando per le sue banalità della settimana. Alla prima replica, Travaglio non ha trovato di meglio da fare che andare a piangere dai suoi amici giudici. E pensare che Santoro è riuscito a sostenere in televisione che per un giornalista il reato di diffamazione è fisiologico. Normale che uno che fa informazione ogni tot articoli ne scriva uno falso e diffamatorio. Sta nella legge dei numeri. Quindi se uno disonora un cittadino arricchendosi con le sue calunnie il delinquente è quello che poi lo querela, non lui che scrive il falso. E comunque, a parti invertite, Travaglio ha querelato Berlusconi. Fa venire in mente il suo gemello Saviano – altro savonarola creato a tavolino – che abituato ad essere osannato va in depressione perché gli abitanti di Scampia gli hanno fatto uno striscione contro, stufi che il sedicente profeta continui ad arricchirsi mettendo il loro quartiere alla gogna. Radical-guru viziatelli, la vita non è tutta rose e fiori. A furia di tirare schiaffi, un giorno o l’altro qualcuno ve li restituisce.

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