Addio alla Melato, artista “impegnata” ma senza etichette

11 Gen 2013 13:58 - di Bianca Conte

Ostinata, indipendente, orgogliosa e riservata. Mariangela Melato a 71 anni si è dovuta arrendere alla malattia contro cui lottava da tempo: l’attrice si è spenta questa mattina in una clinica romana; al suo fianco, fino all’ultimo, la sorella Anna. I riflettori si spengono, ma la forza istrionica delle maschere teatrali a cui ha dato vita, la prorompenza delle sue interpretazioni cinematografiche, il garbo e la risoluzione con cui nei decenni ha gelosamente custodito scelte e vicissitudini private, centellinando interviste e dichiarazioni pubbliche, resteranno indelebili. Come intramontabili sono i personaggi a cui, nel corso di una carriera ricca e poliedrica, ha dato vita. E allora, ci piace ricordarla nei panni di Fiore, la giovane sottoproletaria lombarda, amante di Mimì Metallurgico ferito nell’onore, diretto da Lina Wertmüller; nelle succinte vesti di Raffaella Pavone Lanzetti, riccona snob e classista che in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, (sempre della Wertmüller), finisce per naufragare nel Mediterraneo con il mozzo di bordo, Giancarlo Giannini, che le farà scontare umiliazioni personali e odio sociale. Orgogliosa, volitiva, Mariangela Melato non è mai stata etichettata politicamente o imbrigliata culturalmente, non si è mai ingessata in un ruolo, in un genere, in un forma d’espressione artistica, così come non ha mai avuto bisogno di passaporti politici, e non ne ha mai cercati. Capace di virare dal grottesco al drammatico, di ispirare Luchino Visconti come Dario Fo, Elio Petri (magistrale la sua performance in La classe operaia va in paradiso) e Monicelli, Lina Wertmüller e Pupi Avati, è stata la musa dei più grandi maestri della nostra scuola di cineasti. Dimostrando di passare con disinvoltura dal teatro classico al cinema d’autore degli anni Settanta, senza negarsi neppure alla fiction tv, attraversando e marcando con il suo personalissimo stile, fatto di grinta e ironia, decenni di storia del costume e di racconto spettacolare. Impossibile elencare tutto, ma difficile non menzionare la sua personale rivisitazione di classici come Medea, Fedra o la performance firmata nell’Orestea di Eschilo, sempre diretta da Luca Ronconi; fino alla Filumena Marturano televisiva – lei, milanese doc che ha eletto la sua settentrionalità a forte elemento di caratterizzazione nel suo lavoro di attrice – al fianco di Massimo Ranieri, andata in replica su Raiuno proprio nel giorno di Capodanno. Attrice versatile dagli infiniti talenti, ha rivelato di essere anche un’eccellente ballerina, come dimostrato sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore di Alleluja, brava gente, oppure, al cinema, grazie a Domani si balla di Maurizio Nichetti. Oggi, nel giorno in cui cala il sipario, il suo talento resta a testimonianza di una vita investita nell’arte: domani alle 15, presso la Chiesa degli artisti in Piazza del popolo, la celebrazione dei funerali.

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