Da “Totò a colori” a SuperMario: onorevole Trombetta, lei non sa chi sono io
Non c’è l’onorevole Trombetta ma fa lo stesso, “lei non sa chi sono io”. Parola di Mario Monti. Abituato per mesi a domande zuccherate, il premier sembra innervosirsi quando gli si chiede qualcosa di diverso dal solito cliché e non ci si mette in ginocchio durante l’intervista. Un peccato di lesa maestà. La regola è che tutti devono rispondere e tutti devono riflettere tranne lui: gli italiani perché solo riflettendo capiscono il motivo delle tasse (e magari ingoiano la pillola amara senza fare tanti capricci); i vertici europei perché così si rendono conto delle conseguenze dei nazionalismi; i partiti perché così diventano più responsabili (nei suoi confronti e nei confronti dei suoi ministri). Lui però non ha bisogno né di rispondere né di riflettere. E guai – appunto – a fargli la domanda sbagliata, com’è accaduto a Sarajevo. Qualche giornalista birbante, proprio nel giorno in cui il premier tecnico si rilassava passeggiando per le vie della Città Vecchia, gli ha fatto notare i nuovi dati catastrofici del Pil italiano, che hanno mostrato un ulteriore arretramento. È la peggiore situazione dalla fine del 2009, il governo tecnico non ha fatto il miracolo. Anzi, le cose sono precipitate nonostante il premier cammini sulle acque volando sulle accuse della gente. Monti è apparso infastidito: «Non li ho visti e non sono in grado di commentare», ha tagliato corto. Quasi a dire, come si permette di farmi una domanda del genere? E allora via di corsa a raggiungere la piazza della fontana, dove ha bevuto l’acqua che – secondo la tradizione – assicura di ritornare nella città. Sì, promette, tornerà a Sarajevo. Ma patti chiari e amicizia lunga: basta con le domande scomode, Monti non ne è abituato. A riflettere e a rispondere ci pensino gli altri comuni mortali.