Silvio rilancia: Pdl presente ovunque si voti
Da Milano a Roma, per aprire la volata verso le amministrative: lunedì sera la prima riunione nella sua abitazione brianzola, ieri a cena l’incontro con i vertici del partito nella capitale, a Palazzo Grazioli. «Un’ottima riunione», aveva garantito Ignazio La Russa, l’altra notte, a conferma di uno spirito tutt’altro che remissivo che animerebbe il Cavaliere anche rispetto al suo Pdl, che ha intenzione di far correre in tutti i Comuni e che i suoi personali sondaggi danno in crescita. «Abbiamo rilanciato il simbolo e il nome, c’è voglia di combattere e di impegnarsi», aveva commentato il coordinatore del Pdl dopo la cena di Monza, sbilanciandosi anche sul nuovo inno del partito: «Molto bello».
Riforme e sbarramento
Le riforme vanno fatte con il Pd. Questo vale anche per la legge elettorale. Ma lo sbarramento deve essere molto alto. Durante il vertice a Villa Gernetto, Silvio Berlusconi avrebbe detto a chiare lettere che realizzare il processo riformatore con i partiti che sostengono il governo Monti, e siglare un patto sulla legge elettorale con i Democrat sono passaggi essenziali. Almeno per ora. Poi, alle prossime Politiche, ci sarà il tempo per tornare a sfidarsi. Il Cavaliere, dunque, raccontano, adesso vuole giocare la sua partita in Parlamento, cercando di evitare flop alle amministrative, in vista del 2013, quando la tregua tra i poli sarà finita e ripartirà la battaglia elettorale. L’ex premier, riferiscono, potrebbe affrontare il tema delle riforme, oggi, a palazzo Chigi, nel corso dell’incontro con Mario Monti, che sarà incentrato soprattutto sul decreto per le semplificazioni e su alcuni emendamenti chiave del provvedimento sulle liberalizzazioni. Quanto alla legge elettorale, il leader del Pdl è convinto che bisogna confrontarsi con la sinistra (un modo per togliere benzina al Terzo Polo e costringerlo all’angolo) e spinge per alzare l’asticella da superare per accedere in Parlamento, con uno sbarramento di almeno l’8%.
Con Monti, ma…
Il Pdl, dunque – avrebbe ribadito il Cavaliere – resta leale al governo Monti, dandogli ciò che gli spetta (in Parlamento), ma, riferiscono dalle parti di via dell’Umiltà, «evitando di farne crescere quel profilo politico che lo dipinge come l’unico tessitore di un disegno complessivo per la società italiana». In realtà, continuano le stesse fonti, è in atto una manovra per rendere stabile nell’assetto politico-istituzionale italiano, «ciò che è nato dall’emergenza e per l’emergenza, sfruttando insieme lo stato di difficoltà dei partiti tradizionali e la necessità di non “disturbare il manovratore” Monti», che potrebbe avere bisogno di altro tempo per completare il lavoro iniziato in questo fine legislatura.
Il Pdl, avrebbe spiegato l’ex premier, non può accettare che questa manovra venga compiuta a discapito dei partiti o addirittura contro di essi che restano l’unico metodo democratico di contatto tra il popolo e la sua rappresentanza. Insomma, spiegano fonti pidielline, c’è un anno di tempo «per prepararci al dopo-Monti» e questo periodo va usato per «rilanciare le nostre idee e proporne di nuove».
Spazio ad Alfano
«Dobbiamo dare spazio al nuovo, Alfano ha bisogno di una squadra». Durante la cena di lunedì sera Berlusconi avrebbe spiegato che in questo momento il Pdl deve puntare sulle nuove leve, a cominciare dal segretario Angelino Alfano. Una frase buttata lì, in un discorso più generale, che, raccontano, ha colpito molti dei presenti. Interpretata come l’annuncio di un prossimo “cambio generazionale”. In particolare, il Cavaliere, riferiscono, avrebbe assicurato che alle prossime elezioni le liste civiche affiancheranno il Pdl ma non lo sostituiranno. Nessun accenno, invece, al suo impegno diretto in campagna elettorale. In tanti nel partito tirano la giacchetta all’ex premier per scendere in campo in prima persona, ma il Cav ancora non avrebbe deciso se “metterci la faccia”, con comizi e manifestazioni nei principali comuni. L’ex premier, infatti, raccontano dalle parti di via dell’Umiltà, preferirebbe agire dietro le quinte, ritagliandosi il ruolo di “king maker” della situazione. L’altra sera l’ex premier ha tenuto a smentire le voci, sempre più insistenti, su una archiviazione del Pdl alle prossime amministrative. Perché è vero – lo ha detto più volte anche in pubblico – che quel nome e quel simbolo non hanno mai avuto un forte appeal, ma non è questo il momento per sostituire in corsa simbolo e nome del partito. Se ne riparlerà però più avanti, dal momento che la pratica Pdl è stata aggiornata, non archiviata. Berlusconi ha fornito poi gli ultimi sondaggi, che secondo lui danno il partito al 23.6 per cento ma – ha garantito – in crescita.
Avanti tutta con i congressi
L’invito a fare squadra è giunto sia da Berlusconi sia da Alfano: si è parlato delle alleanze ed è stato confermato che la Lega e l’Udc di Casini sono i due “orizzonti” cui il Pdl guarda con più attenzione, ma senza farsi troppe illusioni. Quello di lunedì, sera, secondo Ignazio La Russa, è stato solo il primo di una lunga serie di incontri al vertice, perché «abbiamo intenzione di fare un’altra riunione con i primi 50 coordinatori eletti», e poi con tutte le figure elette, 118. Parlando poi della linea da tenere in vista delle elezioni amministrative, il coordinatore del Pdl spiega di aver pensato anche all’ipotesi di un «collegamento» delle liste civiche con il Pdl. Un’idea appunto studiata da lui e da discutere con il resto dei vertici del Pdl.
Il simbolo non si archivia
Messa da parte definitivamente l’idea di rinunciare al simbolo del Pdl, con somma soddisfazione generale, ora si guarda avanti. «Il nostro popolo non ci ha mai chiesto un nuovo simbolo, ma un Pdl rinnovato. Ed è quello che stiamo facendo», ha detto ieri il deputato Pdl Raffaele Fitto. «È importante che il simbolo del Pdl sia presente alle prossime amministrative ed è utile che allo stesso si possano aggiungere liste civiche, espressione dei territori di riferimento, come peraltro è già accaduto in passato», aggiunge il senatore del Pdl, Altero Matteoli. «Siamo consapevoli – aggiunge Matteoli – che i partiti, essendo indispensabili in democrazia, debbano rifondarsi. E la rinascita deve fondarsi sulla constatazione che nei partiti sono venute meno le cosiddette stanze di compensazione dove si esaminavano ed approfondivano le grandi e piccole questioni aperte prima che fossero sottoposte al Parlamento».