E’ avvenuto il miracolo: i tecnici ci hanno semplificato la vita
È entrato in vigore tra le bufere di neve, il freddo, le catene alle gomme, i guanti e le sciarpe. Il decreto sulle semplificazioni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale: tutte le persone che ieri si sono precipitate nei supermercati svuotando gli scaffali e acquistando scorte di cibo manco fossimo in tempo di guerra, non sapevano che la loro vita era a una svolta, che da lì a poche ore sarebbe «migliorata» – come ha detto tra suoni di tromba e fuochi d’artificio il ministro Filippo Patroni Griffi – proprio in virtù del provvedimento del governo. L’abitudine dello spot pubblicitario, però, ha oltrepassato la soglia del ridicolo: dopo il salva-Italia, il cresci-Italia, il libera-Italia, il cresci-e-resti-in-Italia, da Palazzo Chigi arriva il nuovo “consiglio per gli acquisti” (e per i titoli) ai giornalisti: il nostro decreto chiamatelo “semplifica-Italia” e saremo tutti più felici e contenti, proprio come nelle favole per bambini. Anche perché il principe azzurro stavolta c’è e si chiama Mario Monti.
Il punto non è la validità o meno dei contenuti, perché è chiaro che si può essere concordi, in gran parte, con le scelte del decreto (molte scelte, infatti, erano già del governo Berlusconi e sono state “scopiazzate” o riproposte) ma il modo in cui se ne parla è paradossale, è un modo esagerato, retorico, sopra le righe, che arriva alla santificazione. Una santificazione voluta dai giornali “che pesano” e che finiscono per diventare una redazione unica, intenta a magnificare qualsiasi mossa della squadra di Monti, al pari degli ultrà della curva quando parlano dell’Inter o della Roma. In fin dei conti, invece, il fatto che da ora in poi ci sia il pane fresco la domenica, per quanto possa essere gradito a parecchie famiglie, non è un fattore estremamente “rivoluzionario”, di quelli che ti cambiano la vita e ti proiettano tutto d’un colpo in una specie di paradiso terrestre. E nemmeno di quelli destinati a rimettere in piedi un’economia in grossa difficoltà, che cerca di arrangiarsi alla meno peggio recuperando qualche soldino attraverso le tasse e l’aumento della benzina.
Ma vediamo le novità che, secondo Patroni Griffi, rappresentano una specie di regalo fatto agli italiani qualche settimana dopo il periodo natalizio. Cominciamo dai certificati. Per i cittadini arrivano subito i cambi di residenza in tempo reale: sarà possibile effettuarli via web. Saranno più veloci le procedure anagrafiche e anche i matrimoni: oltre 7 milioni di comunicazioni verranno effettuate esclusivamente in via telematica. I cittadini avranno tempi più rapidi nella trascrizione degli atti di stato civile, essenziale a fronte di fondamentali eventi della vita (nascita, matrimonio e morte) e nella cancellazione e iscrizione alle liste elettorali. Attesi risparmi di dieci milioni di euro all’anno (tenendo conto solo delle spese di spedizione). In sostanza, questo pacchetto completa la “rivoluzione web” iniziata da Brunetta, che la sinistra aveva contestato parecchio salvo poi ingoiarla come buona nella stagione di Monti.
Ci sarà dunque la possibilità di richiedere certificati per via telematica, documenti con scadenza il giorno del compleanno, tempi più lunghi di validità del bollino blu automobilistici, l’eliminazione di inutili duplicazioni per certificazioni dei disabili. Per quanto riguarda la patente, per il rilascio e il rinnovo di guida basterà il certificato del medico di base. Per gli ultraottantenni la visita verrà effettuata dal medico monocratico e non più dalla Commissione medica.
Poi si passa ai Tir sulle autostrade: a parte i festivi, gli altri giorni di blocco saranno stabiliti di volta in volta. Ed è soppresso il blocco alla vigilia delle feste. Si semplificano le procedure per l’assunzione di immigrati extracomunitari, così come più rapido sarà l’iter per accertare le condizioni per avere l’astensione anticipata dal lavoro in caso di gravidanza a rischio. Riguardo l’Inps, i pagamenti saranno on line e a decorrere dal primo maggio non si potranno fare più versamenti in cash.
Passiamo all’università. Anche qui si dà l’addio alle carte. Subito entra in vigore la norma che prevede le iscrizioni agli atenei esclusivamente on line. Dal prossimo anno accademico (2013-2014) anche il libretto con gli esami sostenuti e i voti sarà “virtuale”.
Il decreto contiene altri punti. L’agenda digitale: la road map guarda alla diffusione della banda larga e ultralarga. Gli atenei potranno contare su un portale unico. Sarà almeno bilingue. E la scuola? Il ministero dell’Istruzione adotterà linee guida per conseguire alcuni obiettivi: potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche; definizione di un organico funzionale all’ordinaria attività e definizione di un organico di rete che andrà a completare l’organico dell’autonomia dei singoli istituti; costituzione di reti di scuole, su base territoriale, per gestire meglio risorse e attività formativa.
Parte poi la sperimentazione, nelle città con oltre 250mila abitanti, della “social card”. Silvio Berlusconi, come abbiamo ricordato alcuni giorni fa sul Secolo, la lanciò nel 2008 e la sinistra la ribattezzò immediatamente come “umiliazione”. Più precisamente, Walter Veltroni parlò di “elemosina”, Rosy Bindi di “pannicello caldo”, Di Pietro di “vergogna” mentre Guglielmo Epifani, allora segretario della Cgil, la definì «strumento usato da Roosevelt negli anni Trenta che è assurdo introdurre nel nuovo millennio». Ora però sulla social card, anche se è praticamente la stessa voluta dal Cav, la sinistra tace. Anzi, fa buon viso a cattivo gioco, magari sostenendo che è un aiuto ai meno abbienti. Per quanto riguarda gli elementi più economici, ecco il bonus Sud: ci sarà un anno in più per le aziende che intendono assumere a tempo indeterminato nel Mezzogiorno e usufruire così di un credito di imposta.Ma soprattutto ci sarà il pane fresco di domenica: soppresso il vincolo in materia di chiusura domenicale e festiva per le imprese di panificazione. Tutto bello, intendiamoci. Ma da qui a parlare di rivoluzione che cambierà la vita degli italiani e l’intera economia del nostro Paese ce ne corre.