Il nuovo che avanza? Ciriaco De Mita
La politica sta perdendo appeal, i giovani devono riscoprirla, ci vuole qualcuno che sia in grado di fare da calamita, attirare le nuove generazioni di studenti universitari con le sue parole, serve un punto di riferimento, un’icona. Alla storica università partenopea Suor Orsola Benincasa viene avviato un ciclo di lezioni. Ma a chi è affidata la direzione scientifica? Chi è il “maestro prevalente”, come direbbe la Gelmini? Chi può riuscire a scatenare l’interesse delle giovani generazioni e restituire loro la voglia di scendere in campo, rimboccarsi le maniche e magari dare tutto per realizzare un sogno? Quell’uomo è Ciriaco De Mita. Sì, proprio lui, il “figlio” di Nusco, che nell’immaginario collettivo è il più grande esperto di strategie partitiche, di pedine da muovere sullo scacchiere per vincere le battaglie correntizie. Un bell’esempio di politica & passione. Che fiutò subito come bisognava muoversi nei terreni minati della politica: nel settembre del 1969, ancora abbastanza giovane, De Mita propose ad Arnaldo Forlani un accordo per estromettere il doroteo Flaminio Piccoli dalla segreteria del partito. Il patto funzionò e il buon Ciriaco diventò vicesegretario politico della Dc. E oggi fa il “maestro”. «La nostra preoccupazione – dice – è capire e aiutare i ragazzi a comprendere il quadro presente». E la scuola organizzata a Suor Orsola «dev’essere una momento di discussione con tutti gli operatori del mondo delle istituzioni e dell’economia e, dunque, un momento di riflessione senza la pretesa di indicare proposte o norme da seguire». Obiettivo del corso è indagare e discutere le ragioni della crisi che investe «il senso complessivo della politica che obbliga a una riconsiderazione radicale dei suoi confini e dei suoi termini». La domanda sorge spontanea: e se la colpa dell’allontanamento dalla politica dipendesse proprio dal modus agendi degli uomini della vecchia Balena bianca? A De Mita l’ardua sentenza.