L’Argentina conferma la fiducia al peronismo
Cristina Fernandez de Kirchner è stata rieletta presidente dell’Argentina.
Lo ha detto il ministro degli Interni Florencio Randazzo: secondo i dati la Kirchner ha vinto col 53,04% e quasi 37 punti di vantaggio rispetto al suo principale rivale, il socialista Hermes Binner, che la insegue col 16,98%. Seguono il centrista Ricardo Alfonsin, che si aggiudica il 13,21%; il candidato di destra Alberto Rodriguez Saa raccoglie il 7,33%. In coda sono il fronte della sinistra di Jorge Altamira col 2,12% ed Elisa “Lilita” Carriò della Coalizione Civica con l’1,66%.
La presidentessa ha subito pensato al marito Nestor, suo predessore alla Casa Rosada:«Voglio ringraziare qualcuno che non mi può più chiamare, ma che è stato il grande fondatore di questa notte. Senza di lui, il suo incommensurabile e valente coraggio, sarebbe stato impossibile essere qui», ha detto infatti Cristina Fernandez de Kirchner, riferendosi al marito morto un anno fa, commentando la sua seconda vittoria elettorale all’hotel Intercontinental, dove il “Frente para la Victoria” ha eletto il proprio quartier generale. E ha continuato: «Sono una donna di 58 anni che milita da quando era molto giovane, e ora non sono solo la prima a essere stata eletta presidente, ma anche la prima donna ad essere stata rieletta presidente. Cos’altro posso volere? Quello che voglio ora è approfondire un progetto che aiuti a migliorare la vita di 40 milioni di argentini». «A questa donna non la muove nessun interesse, se non quello di aiutare l’Argentina e onorare la memoria di lui – ha detto commossa Cristina – e di mille come lui che hanno dato la vita per questa Patria. Abbiate convinzione delle vostre idee – ha esortato Cristina rivolgendosi alla platea – e quando tutto è perso, è quello il miglior momento di sempre per lottare per il proprio Paese e per le proprie idee».
La Fernandez de Kirchner insomma esce trionfante dalle elezioni e si concede un bagno di folla in Plaza de Mayo, mentre la Casa Rosada brilla nella notte e una folla di giovani osannante l’attende ore per poterle rendere omaggio nella sua nuova veste di presidente rieletta. Cose che non si erano mai viste dai tempi di Peròn.
L’opposizione di sinistra esce a pezzi e mette in guardia rispetto a una forte concentrazione di potere della candidata del “Frente para la Victoria”, sulla scia della valanga di voti ottenuti dall’inquilina della Casa Rosada. Ma lei richiama all’unità e usa parole concilianti, «voglio che questa sia la vittoria di tutti gli argentini perché per questo io lavorerò», dice Cristina al popolo accorso in piazza con bandiere, tamburi e fuochi d’artificio. Sottolinea di non essere mossa da «alcuna ambizione o interessi personali», ma dalla volontà di «approfondire il progetto per la crescita del Paese» e invita a «mettere da parte le piccole differenze» e impegnarsi per «ricostruire il tessuto sociale e a salvaguardia dei diritti dei più deboli». È soprattutto ai giovani che Cristina si rivolge in questo suo intervento «ai giovani che vengono a salutare questo governo con amore, perché hanno capito che stiamo lavorando per il presente, ma soprattutto per il loro futuro».
Cristina Kirchner non solo ha trionfato in Argentina, ma si è anche assicurata anche la maggioranza nelle due Camere del Parlamento. Il “Frente” si è infatti aggiudicato 89 dei 130 seggi dei deputati in gioco e 17 dei 24 in gara al Senato. La forza politica ha sbancato anche con le province, conquistando otto delle nove che eleggevano il nuovo governatore. Gli avversari invece non sono riusciti a rimediare il disastro già emerso dalle primarie del 14 agosto: l’unico a raccogliere nuovi consensi è stato il socialista Hermes Binner (“Frente amplio progresista”), che col 17% ha raggiunto il secondo posto nella graduatoria elettorale. In Argentina non era mai avvenuto che uno stesso fronte politico governasse il Paese per tre mandati consecutivi: il modello era stato infatti avviato dall’ex presidente Nestor Kirchner, il marito di Cristina, morto il 27 ottobre dello scorso anno, arrivato al governo nel 2003 con appena il 22,24% dei voti.