«Boom di firme? Così si distrugge: non c’è proposta»

3 Ott 2011 19:58 - di

Nel momento in cui il dibattito sulla legge elettorale divide e lacera al proprio interno gli stessi partiti e il referendum sembra profilarsi come lo spartiacque di un’intera stagione politica, c’è chi come Luigi Covatta – direttore della prestigiosa rivista Mondoperaio, più volte sottosegretario socialista dei governi Craxi e Andreotti, e da anni commentatore politico – tutto vede tranne che un dibattito reale. Né tantomeno una soluzione miracolosa. 

Eppure, dietro al risultato della raccolta referendaria monta un grosso entusiasmo…

Parliamo di una richiesta di referendum, che ha raccolto un numero infinito di firme, probabilmente più per abolire quello che c’è adesso che per creare davvero un sistema nuovo. Ma da quando è stata approvata la legge Calderoli, da circa sei anni, non vedo nessuna iniziativa parlamentare seria che miri a modificare davvero la legge elettorale. Sono tutte chiacchiere.

C’è chi sostiene che ciò dimostrerebbe come il tempo dei partiti a vocazione carismatica sia finito.

A me sembra che più che il carisma, sia il sintomo che il sistema della Seconda repubblica sta finendo. Una Seconda repubblica che è stata la prosecuzione dei vizi peggiori della Prima. È semplice verificarlo: basti pensare come tutte le promesse di rinnovamento sono state effimere, visto che ci avevano promesso un migliore rapporto tra eletti ed elettori, una  maggiore governabilità, maggiore potere nelle decisioni.

Non è stato così?

Io osservo solo che se c’è una prerogativa che la legge conferisce in esclusiva al presidente del Consiglio è quella di indicare  al Consiglio superiore della Banca d’Italia il nome del governatore: bene, il premier, che si lamenta spesso di non aver nessun potere, mi pare che non abbia ancora provveduto. Ciò significa che da un lato sul versante di chi si è affidato al carisma questo è finito. Dall’altro, su chi si è affidato agli apparati, be’ anche quelli non sembrano godere di ottima salute.

Ad esempio?

A lei sembra normale che l’opposizione italiana non riesca a far cadere il governo che, a dire la verità, meriterebbe di concludere qui la sua esperienza? Ragion per cui è inutile parlare – come fanno in tanti – del Parlamento dei nominati: non fosse altro perché una scissione nella maggioranza c’è stata. E anche in alcune opposizioni si sono registrati movimenti. Quindi questi cosiddetti nominati sono piuttosto “mobili”, non sono fermi. E il risultato di tutto questo è un Parlamento nel quale nonostante ci sia tutta questa mobilità, l’opposizione non riesce a far cadere un governo in crisi. Questo stallo è la dimostrazione che è proprio il sistema nato dalla Seconda repubblica a essere finito.

Nel giorno in cui finirà (politicamente) Silvio Berlusconi –  il punto d’inizio della Seconda repubblica –  c’è chi non aspetta altro che far risuonare all’orizzonte un “viva Luca Cordero”…

Intanto la Seconda repubblica è nata sotto il segno di un certo Borrelli. Montezemolo? Abbiamo già dato in termini di imprenditori in politica. Se ci sarà spazio per lui? Sicuramente, la politica non ammette vuoti e se c’è un vuoto di
politica…

Si è tuonato contro il conflitto di interessi del Cavaliere. A questo punto ne potrebbe sorgere un altro. 

Non lo so. Montezemolo è molto meno ricco di Berlusconi. Certo, il conflitto di interessi è uno dei problemi. Ma a mio avviso il problema più grave mi sembra l’eclisse della cultura politica. Insomma, ci troviamo davanti a una partitocrazia senza più partiti, che ha sostituito una partitocrazia fatta dai partiti. E un sistema così, come vediamo, è un bel casino, un unicum in Europa.

E come funziona altrove?

Tranne che da noi, perché da noi non ci sono più i partiti, funziona ovunque. In Norvegia ad esempio, come abbiamo potuto constatare, nonostante la tragedia, quest’estate. In Germania funziona: anche a sinistra anche se la sinistra italiana fa finta di non accorgersene. Se la Germania regge la crisi, lo deve alla socialdemocrazia alle scelte Schroder ha saputo fare sì, senza il bipolarismo. Perché se due grandi partiti come la Cdu e l’Spd decidono responsabilmente di aprire una fase costituente, le cose – perché la gente mica mangia pane e bipolarismo – come abbiamo visto vanno in certo modo. E in Germania grazie anche alla Merkel, agli “inciuci” e a tutte le cose demonizzate dai maitre a penser del bipolarismo, il salario regge.

Come se non bastasse ci si mettono poi anche altri imprenditori – come Diego Della Valle – a stilare programmi di governo.

Io, con questa assonanza, conosco solo Raniero La Valle che è stato direttore dell’Avvenire d’Italia.

Ultima cosa. Che ne pensa lei, che viene dalla scuola laica, di una sinistra che, dopo anni di indignazione per l’ingerenza vaticana, adesso va a rincorrere le parole del cardinal Bagnasco?

Questo conferma come in Italia non c’è più cultura politica, è stata sostituita dalla propaganda. In questo quadro mediocre tutto diventa ammuina, l’orizzonte è desolante. Consiglierei alla sinistra di leggere con il dovuto rispetto il discorso del Papa al Bundestag perché lì ci sono cose che la stampa italiana ovviamente non ha raccolto perché interessata al chiacchiericcio. In quel discorso c’è il criterio in base al quale si può distinguere la differenza tra i quaranta ladroni e gli uomini di Stato: quel criterio è la politica.

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