Euro alla patria? Sì, ma solo per gioco, fumo e alcool…
Euro alla patria: intere manovre finanziarie ogni anno vengono devolute dagli italiani alle casse dello Stato. Ma non per amor patrio, bensì sotto forma di autotassazione volontaria per i nostri …vizi. Sì perché tra Superenalotto, Gratta e Vinci, Lotto, Totocalcio, sigarette, alcool, mercato della pornografia e quant’altro, gli italiani sperperano decine e decine di miliardi di euro. E non considerando i casi patologici, ossia quelli per cui il gioco o l’uso dei liquori diventa una dipendenza irresistibile. E lasciando da parte anche il mercato della droga, interamente sommerso, che non è quantificabile.
La saggezza popolare continua a metterci in guardia con motti edificanti sul pericolo di questi vizi: “La sigaretta fa male alla tasca e alla salute”, “il lotto è la tassa dei fessi”, e così via, ma non c’è niente da fare, il gioco (o l’alcool) è una tentazione troppo forte per noi italiani, come quella di dare addosso al governo ogniqualvolta aumenta le tasse…
Bacchettoni? Proviamo a guardare le cifre, facendo salvo il principio che ognuno i suoi soldi li spende come vuole, a patto che poi non si lamenti se non arriva alla fine del mese: prendiamo il fumo, ad esempio. In Italia fumano circa 15 milioni di persone, ognuna delle quali in un anno spende più di mille euro. Lo Stato, su ogni pacchetto di bionde, prende il 74 per cento a vario titolo, e i conti sono presto fatti. E non contabilizziamo i costi sanitari per le malattie indotte dal fumo attivo e passivo.
L’alcool: l’Italia non è certo il Paese dove si alza di più il gomito, ma è un buon consumatore. Un italiano su tre beve alcool, perlopiù vino e birra, tutti igiorni, e spende una cifra di poco superiore a quella spesa per il fumo, sui 1200 euro l’anno. E nel cso dell’alcool la spesa sociale è altissima, considerando le malattie, gli incidenti stradali, la perdita del lavoro, l’assenteismo, una catastrofe che vale quasi il 3 per cento del nostro Prodotto interno lordo.
Ma il pezzo forte – per lo Stato, non per noi – è rappresentato dal gioco, unica azienda in continua espansione da molti anni, nel senso che ogni anno si incrementa la percentuale di coloro che giocano. Nel 2010 il giro d’affari – si parla dell’emerso ovviamente – è stato di oltre 60 miliardi, più dell’intera manovra varate tra le critiche pregiudiziali dell’opposizione. Nel 2009 fu di 54 miliardi di euro. Inoltre, secondo gli ultimi dati, il 2011 si dovrebbe chiudere a quota 80 miliardi (o poco meno) investiti nel gioco. Ogni italiano, insomma – ultra centenari e lattanti inclusi – spende per questo un migliaio di euro ogni anno. E, oltre a essere la quinta potenza mondiale industrializzata, siamo la quinta per la spesa pro capite destinata al gioco… Anche su Lotto e similari, lo Stato incassa all’incirca il 50 per cento del giocato, mentre preleva solo il 12 per cento o poco più sui vari Gratta e Vinci o altri, cosiddetti “a bassa soglia”, che però invitano l’italiano a giocare sempre più e a reinvestire la vincita in un’altra giocata. E sfatiamo una volta per tutte il mito secondo il quale sarebbero i meridionali, in particolare i napoletani a giocare di più: in testa a questa singolare classifica c’è Pavia (duemila euro pro capite per il gioco) in fondo c’è Enna (436 euro a persona annualmente). Però il vizio è diffuso ovunque, giacché oltre 30 milioni di italiani giocano.
Altro mercato, difficilmente quantificabile però, è quello della pornografia, comprendendo riviste, film, locali hot e via dicendo, che vale all’incirca sei miliardi l’anno, escludendo il sommerso, ed escludendo quello della vera e propria prostituzione, totalmente al nero, il cui giro d’affari sarebbe, secondo varie stime, almeno di 180 miliardi l’anno, con la differenza rispetto agli altri vizi che i costi sociali sono altissimi quanto incalcolabili. E su 180 miliardi l’erario incasserebbe una cifra ragguardevole che potrebbe essere utilizzata a scopi sociali, oltre ad elevare la qualità della vita delle prostitute sia dal punto di vista medico che da quello della sicurezza personale.
È l’ora di parlare di nuovo di case chiuse, anche se in Italia siamo soggetti all’opinione del Vaticano: in altri – civili Paesi europei questo non accade. Qualche esempio? In Spagna la prostituzione è legale dal 1995, in Gran Bretagna è proibito solo esercitare per strada, in Germania addirittura è consentito con l’obbligo di controlli sanitari e di quello di pagare le tasse relative, legge simile a quella della Grecia. Eliminati quindi i reati di sfruttamento, riduzione in schiavitù, favoreggiamento, immigrazione illegale e altri…
Se vogliamo usare una metafora, gli introiti dello Stato provenienti da questi settori, sono un po’ come il “campost”: vengono utilizzati per sviluppare progetti. Ma non ci si venga a dire che i circa 160 milioni l’anno che costa la Camera sono troppi, quando noi italiani la stessa cifra la spendiamo ogni giorno solo per il gioco…