Escluse misure aggiuntive: per la Ue la manovra è ok
«L’opposizione critica la manovra con l’unico desiderio di dare una spallata al governo senza capire che così darebbe una spallata all’Italia». Silvio Berlusconi – a Bruxelles per incontrare il presidente del Consiglio della Ue, Herman Van Rompuy – non ha usato mezze misure. L’atteggiamento di Pd, Idv e Terzo polo è ingiustificabile, sacrifica la dignità politica sull’altare del tornaconto propagandistico. E in questo modo c’è il rischio «di rovinare l’Italia per rovinare il sottoscritto». Non a caso, la stessa manovra “criminalizzata” da centristi e sinistra ha trovato invece apprezzamenti a livello internazionale. Lo stesso Van Rumpuy ha detto chiaro e tondo che i provvedimenti adottati da Roma sono «ambiziosi» e vanno nella giusta direzione. Per questo si è complimentato con il nostro premier: il perseguimento del «pareggio di bilancio nel 2013» adesso è un obiettivo credibile.
L’applicazione completa del pacchetto di misure collegato alla manovra, secondo il presidente Ue, «è cruciale» per perseguire il superamento della crisi. Bene anche l’inserimento della regola d’oro del pareggio di bilancio nella Costituzione a partire dal 2014. Si tratta di un altro passo importante nella giusta direzione. L’incontro con il premier italiano? «Utile e fruttuoso». In Europa la disciplina fiscale e la riforma della crescita vengono giudicate essenziali per la fiducia dei mercati.
Berlusconi ha fatto la cronistoria dei fatti che hanno portato all’ultima versione della manovra «migliorata durante il percorso parlamentare. Non c’è stata nessuna retromarcia – ha sostenuto – tutti i consigli e le suggestioni sono stati accolti con il buon senso del padre di famiglia, senza soffermarci su chi li esprimeva. La correzione è più ampia di quella indicata nel programma di stabilità approvato lo scorso giugno e i saldi sono stati migliorati». Ragionamento, quest’ultimo, confortato dalle valutazioni arrivate da Olli Rehn, secondo il quale «il governo italiano ha aumentato gli sforzi di consolidamento dei conti e la manovra in discussione dovrebbe anche aiutare a ridurre il debito» e a metterlo su un binario discendente.
Quello arrivato da Bruxelles è per l’Italia un riconoscimento importante nel momento in cui la Camera si appesta a dare il via libera ai provvedimenti. «Sono tranquillo – ha detto il Cavaliere che, nel pomeriggio si è spostato a Strasburgo per incontrare il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso – la manovra sarà approvata senza cambiamenti, anche se le opposizioni, con le loro critiche strumentali, ci costringono a rassicurare le istituzioni Ue». Successivamente Berlusconi ha anche visto il presidente dell’Europarlamento, Jerzy Buzek. Un colloquio che ha concluso la giornata europea del premier, impegnato a rassicurare i nostri partner sulla bontà delle misure economiche adottate per fronteggiare la crisi e l’attacco dei mercati ai nostri Btp che, anche ieri, mentre un’importante tranche di titoli pubblici italiani veniva collocata sul mercato e la Borsa viaggiava in altalena, hanno vissuto una giornata difficile con lo spread rispetto al bund tedesco che è volato oltre i 400 punti base.
Proprio per rispondere a questa situazione di perdurante difficoltà il governo ha accelerato i tempi di approvazione delle misure adottate, ponendo alla Camera la questione di fiducia che sarà votata oggi intorno alle ore 13. Poi, in serata, dovrebbe arrivare anche il via libera definitivo alla manovra i cui saldi, secondo Berlusconi, saranno addirittura superiori rispetto a quelli concordati. Ieri da Bruxelles, intanto, il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn, ha fatto sapere che i provvedimenti economici adottati vengono giudicati sufficienti per fronteggiare la situazione attuale. «Non abbiamo chiesto – afferma con riferimento a notizie apparse ieri su alcuni organi di stampa italiani – misure aggiuntive né all’Italia, né alla Spagna». Non ci dovrebbe quindi essere la necessità di ulteriori interventi. Tesi, quest’ultima, sostenuta anche dal sottosegretario al Tesoro Alberto Giorgetti, il quale ha detto comunque in aula a Montecitorio che il governo è disponibile ad avviare nei prossimi giorni un confronto sul rilancio della crescita e su «un nuovo eventuale intervento» che produca una riduzione «significativa» del debito pubblico. Una tesi, questa, ripresa anche dal vicepresidente vicario del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro. Intervistato da Il Sole 24 Ore il parlamentare ha lanciato l’idea di una manovra straordinaria di 400 miliardi e oltre per abbattere il debito al 90 per cento. Un intervento non indispensabile «dal punto di vista del bilancio», ma di natura eccezionale con un obiettivo strategico: il risparmio di 23 o 24 miliardi di interessi da reinvestire in spesa sociale e per il finanziamento degli enti locali. Senza contare la minore onerosità rispetto al debito residuo. È l’enorme esposizione pubblica, infatti, che determina lo spread da record rispetto ai titoli tedeschi e toglie competitività al sistema.
Pier Luigi Bersani, rispondendo a Montecitorio a chi gli chiedeva di replicare alle battute del premier che arrivavano da Bruxelles, ha affermato che «tutto il mondo pensa che la rovina dell’Italia sia Berlusconi. I dati che arrivano ci segnalano – ha aggiunto il segretario Pd – non solo che siamo sul precipizio, ma che dobbiamo anche subire l’umiliazione di essere visti come una zavorra e un pericolo. È troppo. L’Italia non lo merita, non doveva essere condotta fin qui e di questo il premier porta, prima di ogni altro, la responsabilità». L’opposizione però, compatta quando si tratta di attaccare Berlusconi, si è poi divisa sull’atteggiamento da tenere nel corso del dibattito sulla manovra alla Camera. Udc, Pd e Fli hanno infatti votato contro la pregiudiziale di costituzionalità dell’Italia dei valori, dimostrando, secondo Pier Ferdinando Casini, «il grande amore che hanno per il Paese e smentendo in diretta il presidente del Consiglio», ma certo non rafforzando i rapporti con Antonio Di Pietro. Il leader dell’Idv, in polemica con il Pd, ha parlato infatti di «demoipocriti». Il governo, comunque, tiene. Umberto Bossi, richiesto di un parere, ha invitato i cronisti di Montecitorio a rivolgersi a Berlusconi, tenendo conto che «molto dipende dall’Europa». Quella stessa Europa che, attraverso la Bce, in queste settimane, ha acquistato grandi quantità di titoli pubblici italiani impedendo che l’attacco ai Btp portasse a una dilatazione eccessiva dello spread rispetto ai bund tedeschi e quindi all’impennata della spesa per gli interessi sul debito. E la fiducia? Tutto ok, afferma il Senatùr, tenuto conto che bisogna fare in fretta. Quanto alla protesta dei sindaci che, sotto la regia dell’Anci, si apprestano a scendere in sciopero il 15 settembre contro i tagli agli Enti locali, nessuna indulgenza: «Vuol dire – ha affermato il leader del Carroccio – che hanno tempo da perdere».