Corrida in aula, su Romano la spallata fallisce

28 Set 2011 20:30 - di

Un voto contro il governo che si trasforma in un boomerang per chi lo ha proposto. In termini calcistici, si potrebbe dire che l’opposizione, ieri, ha completato la sua doppietta. Di autogol, ovviamente: dopo Milanese, anche Romano. I toni esasperati e spesso offensivi dell’opposizione, con Di Pietro tra i più esagitati, non sono bastati a racimolare i voti necessari per sfiduciare il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano (indagato per concorso in mafia), come già era accaduto per il voto sulla richiesta di arresto di Marco Milanese. Ma stavolta, il boomerang è siglato a tutti gli effetti Pd-Idv, promotori della mozione che ha finito per ricompattare la maggioranza. I voti contrari alla sfiducia al ministro Romano sono stati 315, mentre i favorevoli sono stati 294, con un margine ben superiore al voto su Milanese, che si era concluso 312 a 306. Contro la sfiducia a Romano si sono espresse le forze di maggioranza: Pdl, Lega e Popolo e territorio (responsabili). A favore le forze di opposizione: Pd, Idv e Terzo polo (Udc, Fli e Api) mentre i sei deputati radicali non hanno preso parte alla votazione sollevando l’ira del Pd, che minaccia l’espulsione. Secondo il Pdl, considerati gli assenti, la maggioranza avrebbe toccato ormai quota 325.

Una seduta turbolenta

Cori, urla, accuse e perfino un coro da stadio in aula mentre interveniva il leader di Popolo e territorio Silvano Moffa. A urlare “venduto, venduto”, i deputati di Fli, che Moffa ha lasciato mesi fa per aderire alla maggioranza, dopo lo strappo di Gianfranco Fini. Le proteste e le urla dei deputati finiani e di quelli del Pd sono partite quando Moffa ha detto che la mozione contro Romano è una vendetta per il voto del 14 dicembre scorso, con il quale il governo Berlusconi si salvò. Scintille in aula anche tra i deputati Fli e i loro vicini di banco della Lega, a pochi centimetri gli uni dagli altri nell’emiciclo di Montecitorio. Appena terminato l’intervento del leghista Sebastiano Fogliato, spesso sommerso dal brusio delle opposizioni, da qualche risata di scherno e da non poche battute, i deputati di Fli hanno esposto un cartello, rivolti verso i colleghi leghisti: “Alla faccia della Lega-lità”.

La difesa di Romano
«Una mozione di sfiducia odiosa», ha esordito in aula il ministro Romano. «Mi sarei aspettato un atto ispettivo, per capire come mai un uomo che svolge una funzione pubblica possa essere stato tenuto otto anni sulla graticola. In questi mesi mi è stato tolto l’onore, perchè i processi sono stati trasferiti in aule improprie, nelle piazze e in Parlamento. Volio ricordare che io e i miei familiari fino alla settima generazione siamo incensurati», ha sottolineato ancora il ministro.  «In questa occasione – ha proseguito Romano – anzichè ostinarci a guardare il dito sarebbe il momento di guardare alla luna. Vi è una perdita più o meno consapevole della centralità del Parlamento nel nostro sistema democratico». Il ministro ha puntato il dito contro «la finanza senza controllo» che «può decidere o meno le sorti di un governo»; contro «il potere editoriale e mass-mediatico», visto «che in questi mesi sono stato oggetto di una campagna di aggressione che non auguro a nessuno, spesso con delle grossolane inesattezze. Una disinformatja alla quale io non mi abituerò mai e che ho il dovere di denunciare». Ma è stato soprattutto l’«ordine giudiziario» a finire nel mirino di Romano. «Un provvedimento giudiziario, quale che sia, di tipo istruttorio può chiamare un intero Parlamento a dissertare se questo incide sulla tenuta o meno di un governo senza che quel provvedimento stesso possa un giorno rispondere in termini di responsabilità. Non è la prima volta che accade: è accaduto quando il governo Berlusconi nel 1995 è caduto attraverso un’iniziativa giudiziaria, così come è accaduto per il governo Prodi, ma a me piace ricordare una mozione di sfiducia bocciata da questo Parlamento contro il sottosegretario Caliendo che è stato archiviato dalle accuse che erano state mosse».

Lo show di Di Pietro
Non  ha rinunciato alla sua passerella, fatta di improperi e accuse urlate, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che fuori e dentro l’aula ha ancora una volta ipotizzato una svolta “violenta” di questa fase politica. Tra i suoi passaggi salienti, quello in cui si sostiene che il governo, “soccorso da Saverio Romano il 14 dicembre, salda il conto salvando il ministro dall’accusa di associazione mafiosa attraverso un voto di scambio”. «Lei ha reclamato la sua innocenza che nessuno mette in discussione ma oggi sta ricevendo il corrispettivo di un voto di scambio che si è consumato il 14 dicembre, quando con i suoi voti ha salvato un governo moribondo. Chi le darà la fiducia -ha concluso il presidente dell’Idv- diventerà complice morale dei suoi comportamenti».

L’arringa leghista

La posizione più difficile, ieri, era quella del Carroccio, su cui l’opposizione ha indirizzato gran parte degli attacchi, enfatizzando la difesa di un ministro meridionale e per di più accusato di mafia. Ma la Lega non s’è lasciata intimidire: «Questa mozione di sfiducia «nulla ha a che vedere con l’operato del ministro nel dicastero, ma che ha solo l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo. Una mozione con carattere strumentale, e quindi anticostituzionale, solo per abbattere il governo, costi quel che costi», ha detto Sebastiano Fogliato, capogruppo leghista in commissione Agricoltura.

Silvio al contrattacco
Silvio Berlusconi sarebbe pronto ad andare in tv per spiegare agli italiani la sua verità di fronte all’accanimento giudiziario di questi giorni. Il premier avrebbe confidato ad alcuni parlamentari del Pdl ieri, alla Camera, durante il voto su Saverio Romano, che sarebbe intenzionato a dare un messaggio all’opinione pubblica, visto gli attacchi che arrivano da più procure nei suoi confronti.Berlusconi, riferiscono alcuni parlamentari del Pdl, avrebbe detto che se fino ad ora non è andato in tv è perchè lo hanno frenato i suoi legali. Gli avvocati mi hanno consigliato fino adesso di stare tranquillo e non fare dichiarazioni sull’argomento, avrebbe detto il premier per poi aggiungere rivolto ad alcuni deputati: ma voi immaginate quanta voglia ho di dire quello che penso veramente e prima o poi un giorno lo farò. Berlusconi ha invece parlato in prima persona, al Tg5, della crisi internazionale: «Mi piacerebbe che si mettessero da parte i contrasti e gli scontri e si lavorasse tutti insieme per rilanciare l’economia e per portare l’Italia fuori da questa crisi», è stata la risposta a chi gli chiedeva cosa potrebbe «rendere speciale» il suo compleanno di oggi, 75 anni.

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