Rogo alla stazione Tiburtina: il pm non esclude il dolo
Il malfunzionamento di un impianto potrebbe essere all’origine dell’incendio che domenica ha devastato un’area della stazione Tiburtina a Roma – con gravi disagi, anche ieri, per viaggiatori e pendolari alle prese con ritardi e soppressioni di convogli sull’intera rete ferroviaria nazionale – ma il pubblico ministero Barbara Sargenti, che conduce le indagini, non esclude l’ipotesi dolosa, ossia che qualcuno abbia volontariamente appiccato il fuoco. E, trattandosi di stazione ferroviaria, il pensiero va subito alle proteste anti-Tav (che sta per: Treni Alta Velocità), anche se fino a questo momento non ci sono state rivendicazioni. E’ da segnalare, però, la coincidenza dell’attentato incendiario ad un ripetitore telefonico della Vodafone a Trento sud, in via Fersina davanti a Trentino Dolomiti, rivendicato con un volantino di matrice anarchica, in cui si critica la Tav e si chiede «libertà per gli arrestati in val di Susa». Comunque, in attesa dei rapporti della polizia e dei vigili del fuoco, per ora il magistrato non può che procedere per il reato di incendio colposo contro ignoti, non tralasciando una terza ipotesi (dopo quelle dolosa e colposa), ossia quella accidentale, nella fattispecie il corto circuito. In una nota le Ferrovie dello Stato hanno riferito che «non c’era stata alcuna informazione dagli apparati e dai sistemi che potesse far prevedere quanto avvenuto».
Fra le cause indirette dell’incendio può esserci anche il furto di oltre un quintale di rame, tra cui diversi cavi elettrici tranciati, che la polizia municipale ha sequestrato ieri mattina nel campo nomadi di via di Salone, fermando sei romeni. Indagini sono in corso per verificare se il materiale sia stato rubato all’interno del cantiere della stazione Tiburtina. In precedenza gli stessi agenti avevano sorpreso alcune persone che bruciavano rame nel quartiere di Grottaceloni, al Casilino, prima di dileguarsi. L’ipotesi, accreditata da Trenitalia, che possa essere stato il furto di rame l’origine del catastrofico rogo, lascia tuttavia perplessi gli investigatori. Ci si chiede, infatti, come una semplice sottrazione di alcuni cavi possa mandare in tilt i sistemi di sicurezza e permettere che un corto circuito distrugga la «cabina di regia» del nodo ferroviario più importante della Penisola. Ma il problema della sottrazione fraudolenta di cavi e materiale elettrico lungo le linee ferroviarie italiane resta un problema grave, con pesanti «danni collaterali» e casi limite, come quello di domenica 24 e quello che, all’inizio di settembre 2010, portò al blocco dell’Alta velocità fra Roma e Firenze (erano spariti alcuni cavi di rame che collegano la sottostazione elettrica di Settebagni con la linea aerea di alimentazione dei treni, e i «Frecciarossa» erano stati poi deviati sulla vecchia linea ferroviaria accumulando ritardi fino a 40 minuti).
L’accertamento immediato di eventuali responsabilità, dolose o colpose, è stato sollecitato dal sindaco Gianni Alemanno: «Mi chiedo come sia possibile che nel cantiere più importante d’Italia, nel cantiere vitale per la mobilità del nostro Paese, non ci siano stati o adeguati controlli o adeguate prevenzioni rispetto agli incidenti. Questo non è possibile. Non possono essere i cittadini di Roma a pagare questa situazione e non ci possono non essere responsabili. Chi sbaglia, paga. Attendiamo chiarezza, oltre che le Fs ripaghino gli investimenti e i costi che stiamo subendo per ridurre i disagi dei cittadini». Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, dal canto suo, ha disposto un’inchiesta ministeriale per accertare le cause dell’incendio.