Com’è brutto appropriarsi dei morti
I martiri sono, purtroppo, i pilastri di qualsiasi comunità. Che sia religiosa, nazionale o politica. Quando una comunità è spaccata o non parla con una voce unica, il culto dell’esempio di chi ha dato la vita per i valori condivisi finisce spesso in strumentalizzazione. Non è facile immaginare qualcosa di più spregevole dello sfruttamento di persone uccise. È accaduto invece anche in occasione di questa commemorazione che qualcuno non abbia resistito alla tentazione di avocare a sé il compito di interpretare il sentire dei due magistrati vittime-simbolo della mafia. «Per commemorare i morti – è stato detto – è necessario parlare dei vivi… E quindi degli scandali che coinvolgono Berlusconi». Francamente difficile immaginare Falcone e Borsellino impegnati come la Boccassini e Woodcock a spiare veline e origliare conversazioni piccanti. Daltronde, dedicarsi alla lotta al Cavaliere non mette certo a rischio della vita (e nemmeno della carriera, che invece ne riceve sicuri benefici). Il problema degli eroi – a qualunque comunità appartengano – è che sono tutti morti (diffidare sempre degli eroi vivi, nella migliore delle ipotesi sono eroi per caso, nella peggiore sono millantatori…). I morti purtroppo non possono proteggere la propria immagine né il proprio nome. Né possono dirci a chi andrebbe il loro voto. Forse avrebbero ancora cose più importanti a cui pensare. Tipo come salvare altre vite.