Che parli o taccia, è colpa di Silvio
Numerosi editorialisti attaccavano ieri il premier per difetto di esternazioni. Di solito accade il contrario e cioè che lo accusano di parlare troppo. Secondo La Stampa sembrava addirittura grave che Berlusconi non avesse risposto alla Merkel che «all’ora di pranzo (sic) ha chiesto al governo italiano di approvare sollecitamente la manovra». E che doveva rispondere: «jawohl meine frau, provvederemo»? Quindi, nel periodo in cui le chiacchiere a sproposito di politici e opinionisti hanno sabotato la credibilità dell’Italia nei confronti dei mercati, il presidente del Consiglio è rimasto zitto a osservare i titoli nazionali sobbalzare come un guscio di noce sulle onde. Dopo giorni di silenzio – con Romano Prodi che invece ci assicurava che a posto suo avrebbe già fatto proclami alla nazione – Berlusconi ha fatto un comunicato, a Borse ancora aperte, assicurando che le banche italiane tenevano. Dopo un crollo di quasi quattro punti del giorno prima, Milano ha chiuso con un lieve rialzo. Merito del silenzio o della sua rottura? Chissà. Fatto sta che quando tutti sbraitavano correndo in circolo come galletti decapitati gridando «tutto è perduto!», il premier – giustamente – taceva. Quando ha verificato l’inversione di tendenza ha parlato, confermandola. Meglio gli allarmisti, i disfattisti, i seminatori di panico e i chiacchieroni? Siamo pur sempre l’Italia di Caporetto. Per fortuna c’è qualcuno che resta fermo sul Piave. In silenzio.