L’immaginario. Grazie Toriyama, con il tuo Dragon Ball ci hai indicato il “Bushido”

8 Mar 2024 15:30 - di Francesco Filipazzi
Dragon Ball

È morto Akira Toriyama, uno dei mangaka più importanti e influenti nella storia del fumetto giapponese, la cui fama ha oltrepassato gli oceani, grazie alle sue creazioni capaci di costruire un immaginario che sopravvive e si arricchisce ormai da quarant’anni. Autore di grandi successi come Dr. Slump, si può dire che l’opera più maestosa di Toriyama sia stata Dragonball, la storia di un ragazzino, Goku, che assieme alla sua banda di amici va in giro per un fantasmagorico mondo, a metà fra fantasy e fantascienza, a cercare le sfere del drago, imbattendosi in nemici sempre più cattivi e potenti.

Ma chi è questo ragazzino? Il riferimento affonda nella radice della cultura sino-giapponese, poiché Son Goku è basato sul personaggio Sun Wukong, il mago guerriero dalle sembianze di scimmia protagonista di “Viaggio a occidente, uno dei quattro grandi romanzi classici della cultura cinese, che tanta influenza hanno sulla cultura nipponica (molti manga e anime vi si basano ancor più esplicitamente di Dragonball, ad esempio il manga Saiyki, il cui titolo vuol dire appunto “Viaggio a occidente”). Inizialmente bambino, Goku inizia il suo viaggio assieme a una ragazzina, Bulma, per cercare le sette sfere del drago che, se messe tutte insieme, permettono di evocare un drago che esaudirà un desiderio. Un potere del genere ovviamente attira tutti i malintenzionati e delinquenti del globo, che per aggiudicarsi le sfere, nascoste in luoghi inaccessibili, sono disposti a uccidere.

Il viaggio si rivela dunque un susseguirsi di prove da superare a colpi di arti marziali, combattendo contro nemici sempre più potenti e cattivi, in grado di distruggere interi pianeti con la forza di un solo braccio. I protagonisti devono quindi adeguarsi, intraprendendo allenamenti fisici e spirituali sempre più difficili. Proprio questa è una delle chiavi di lettura di Dragonball, che prevede la necessità per i personaggi di “superare sempre il proprio limite”, senza scorciatoie, ma con il duro lavoro, la concentrazione, la meditazione. Goku per tutta la sua storia lavora su sé stesso ed è stimolo per i suoi amici, i quali sono consapevoli di non poterlo raggiungere ma continuano anche loro ad allenarsi per accrescere sempre di più corpo e spirito, cercando insegnanti in grado di aiutarli. Proprio il “maestro” è una figura chiave della narrazione, che rimane tale, rispettato, riverito e ascoltato anche quando gli allievi raggiungono livelli che lui stesso non è mai stato in grado di raggiungere.

La crescita personale è dunque il punto chiave del personaggio Goku, che combatte principalmente per difendere i più deboli e la sua famiglia, ma talvolta anche solo per la necessità di “mettersi alla prova”. L’arrivo di un nemico incredibilmente più forte è sempre visto come una sfida, un’opportunità. Gli stessi avversari, dall’incontro con Goku e i suoi compagni, ne escono spesso cambiati e arricchiti, talvolta mutando radicalmente vita e unendosi a questa banda di guerrieri buoni e generosi, che seguono nei fatti la “via del guerriero”, il Bushido.

Una storia di formazione, quella di Dragonball, che ci è stata regalata da un grande autore, che ha saputo fare della propria opera un veicolo di valori superiori, senza perdere necessariamente l’ironia e il sorriso. Dunque rendiamo anche noi omaggio al maestro Toriyama!

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