Isis, il terrorista pentito: «Qui in Siria la prigione è troppo dura, voglio venire in Italia» (video)

15 Feb 2019 11:37 - di Federica Parbuoni

Di origini marocchine, nato in Italia, radicalizzato in Germania. Samir Bougana, di 24 anni, è uno dei 130 foreign fighters arruolati dal Califfato in Italia. Ed è qui che il terrorista vorrebbe tornare ora che è stato arrestato e che ha scoperto che la vita nelle carceri siriane è «dura». «Io sono cresciuto in Italia, per i prigionieri siriani e arabi è normale stare lì dentro, il cibo non è il massimo, le stanze sono piccole, la luce non c’è. Spero di uscire da qui, anche se andrò in prigione in Italia è sicuramente meglio», spiega adesso, dicendosi «pentito» di essere partito per unirsi all’Isis e di essere pronto a pagare «se devo pagare per quello che ho fatto». La sua speranza, però, è «tornare e vivere libero».

L’infanzia in Italia, la radicalizzazione in Germania

«Sono pentito, avevo paura dei bombardamenti», ha spiegato Bougana all’inviato della Stampa, Francesco Semprini, che lo ha intervistato in una località del governatorato di Raqqa a ridosso del confine turco. Lì il foreing fighter nato a Gavardo, in provincia di Brescia, si trova in carcere, dopo essere stato arrestato a fine agosto dalle forze curde impegnate nella difficile lotta al terrorismo in Siria. Bougana, che è stato in Italia fino al secondo anno di istituto tecnico e poi si è trasferito in Germania, ha raccontato di aver iniziato il suo percorso verso la radicalizzazione a 16 anni. «Ho iniziato a frequentare un po’ di moschee poi è iniziata la guerra in Siria e attraverso internet sentivo i discorsi degli sceicchi. Ho iniziato a pensare che dovevamo aiutare questa gente, era un dovere di buon musulmano. Avevo 19 anni – ha spiegato il 24enne – quando è iniziata la radicalizzazione, via internet soprattutto, navigando vedevo i bambini e le donne uccise e ho iniziato a sentirmi coinvolto. Nel 2013 ho visto tanti partire così mi sono deciso, i miei genitori non sapevano nulla. Sono partito con mia moglie: è tedesca di origine turca».

La vita da terrorista dell’Isis

«A Raqqa, per un mese, ha aspettato che mi assegnassero un ruolo. Mi hanno mandato a Deir Ezzor, dove sono stato 4 mesi e poi ho deciso di tornare a Raqqa. A Deir Ezzor facevo parte di un’unità di polizia Ribat (in realtà significa nucleo di prima linea, ndr), facevo pattugliamenti soprattutto la notte. Inoltre assistevo la gente fornendo generi di necessità», ha raccontato ancora Bougana, spiegando di non aver mai combattuto: «Ho paura dei bombardamenti». A Raqqa viveva «in una casa fornita dall’Isis che dava anche uno stipendio, circa 150 dollari. Io andavo al lavoro e mia moglie stava a casa. Dal vivo ho visto solo tagliare la mano a una persona che aveva rubato». «La maggior parte dei combattenti stranieri che ho conosciuto – ha quindi riferito l’uomo – veniva dalla Germania. Ho conosciuto combattenti che hanno vissuto in Italia due o tre anni, erano marocchini e algerini. Ma i combattenti più feroci, più duri e più freddi erano quelli che venivano dalla Russia, non avevano misericordia».

La scoperta che il carcere in Siria è duro

L’ex terrorista dell’Isis ha parlato poi della sua cattura, avvenuta perché è stato consegnato da un trafficante che in realtà lavorava con le forze curde. Ha spiegato che era con suoi figli, avuti in Siria, di 5, 3 e 2 anni, che non sente più dal quel giorno. E ha lamentato che in carcere «è difficile, una vita dura». «Io – ha sottolineato – sono cresciuto in Italia, per i prigionieri siriani e arabi è normale stare lì dentro, il cibo non è il massimo, le stanze sono piccole, la luce non c’è. Spero di uscire da qui, anche se andrò in prigione in Italia – ha detto – è sicuramente meglio». Si sente un terrorista? «Penso di esserlo stato, non così grande, però adesso è finita. Sono uscito, sono ancora vivo, spero che un giorno potrò vivere con mia moglie e i miei figli, tornare a una vita normale. Spero in Italia, lì sono cresciuto». «Sono pentito di essere venuto qui. Ho visto come è questa vita, ho avuto paura delle bombe, avevo paura per me e i miei figli. Adesso sono pronto a tornare se decidono di portarmi in Italia. Spero di tornare e vivere libero, se devo pagare per quello che ho fatto, pagherò, spero di non essere ucciso», ha aggiunto Bougana, concludendo che «rimango musulmano, ma non voglio avere più a che fare con la guerra, ciò che ho vissuto mi basta».

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Commenti

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  • M N 15 Febbraio 2019

    No caro demente. Te ne rimani nelle carceri siriane. Tu in Italia non ci torni. Ho amici che sono morti per combattere il terrorismo e quella m… con cui ti sei alleata. Hai tradito la nostra nazione, la nostra cultura e la nostra gente. Spero che ci marcirai in quelle prigioni. M…a