«Fuoco al Cie. Non ci sarà pace»: ecco come gli anarchici istruivano gli immigrati in rivolta

12 Feb 2019 11:30 - di Greta Paolucci

A lanciare la notizia è il sito del Corriere della sera: e la notizia viene ripresa da media e siti, rimbalzando dalle tv al al web: dalle indagini della Digos di Torino emerge un legame tra gli anarchici e gli immigrati; una cooperazione fattiva che, dagli strumenti di rivolta alle indicazioni su come utilizzarli per mettere in atto le intenzioni bellicose, testimoniano e giustificano quelle «relazioni pericolose» ora al vaglio degli inquirenti. Una “solidarietà” minacciosa, quella garantita dagli anarchici ai migranti, che fornivano ai loro “assistiti” rivoltosi dalle istruzioni in arabo,agli accendini e fiammiferi, di tutto un po’. Uno scenario inquietante quello scoperto dalla Procura di Torino, che finora ha portato all’arresto di sei anarchici…

Le “relazioni pericolose” tra anarchici e immigrati: indizi, prove, intercettazioni

E allora, come riporta il sito del Corriere, fiammiferi, accendini e messaggi per incitare alla rivolta di fuoco arrivavano all’interno di palline da tennis appositamente tagliate e riempite a dovere con le “istruzioni per l’uso insurrezionalista”; mentre l’ultima conferma investigativa dei dubbi legami tra anarchici e migranti arriva dalle intercettazioni sulla «Utenza espulsioni», che hanno registrato dialoghi sospetti fra immigrati rivoltosi e organizzatori sovversivi delle sommosse, captate sia prima, che dopo, le “infuocate” rivolte di piazza. Disordini e tensioni regolarmente commentati, in termini entusiastici, su siti di propaganda anarco-insurrezionalista, come quello intitolato Macerie, seguito al rogo del 13 novembre 2017, e testualmente citato dal quotidiano di via Solferino: «Di nuovo e finalmente fuoco al Cpr… Ci rallegriamo di questo fuoco novembrino che ricorda a tutti che dentro ai fu Cie, soprattutto quando le strutture sono colme, pace non può esserci».

La solidarietà pericolosa degli anarchici ai migranti: le indagini della Digos

Tutto materiale raccolto, studiato, analizzato dalla Digos di Torino, e che costituisce un nutrito fascicolo d’indagine sulla «presunta associazione sovversiva contestata agli anarchici»; elementi corposi considerati «la base ideologico-programmatica degli attentati che hanno colpito società e strutture che collaborano o hanno collaborato alla gestione dei Cie». A cui vanno ad aggiungersi poi le tracce di quegli scritti trovate su alcuni computer sequestrati, gli indizi raccolti sulla preparazione di ordigni e plichi esplosivi, tutte argomentazioni puntualmente riportate dal Corriere della sera in un esaustivo servizio, e che hanno convinto il giudice dell’indagine preliminare ad affrontare la questione, e che ora si dovrà misurare con le repliche delle difese del gruppo finito in manette e sospettato di aver guidato i migranti ospiti dei centri d’accoglienza nei loro piani di messa a ferro e fuoco delle stesse strutture in cui sono stati accolti.

«Associazione sovversiva idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione»

L’aiuto degli anarchici alle rivolte nei Cie, che hanno giustificato le indagini di polizia e Procura di Torino, e ora in mano al giudice che ha ordinato gli arresti, si è formalizzato in atti d’accusa chiari, riferiti da Il Giornale sul suo sito: «“associazione sovversiva idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione” con attentati diversi portati avanti con plichi esplosivi e con sei ordigni. Inoltre i sei arrestati sono accusati di avere organizzato e pianificato episodi di danneggiamento». E ancora: «Le indagini della Digos hanno poi messo in evidenza che almeno tre rivolte all’interno dei Cie sarebbero state “istigate e alimentate” dagli anarchici che avevano il loro “quartier generale” in Corso Giulio Cesare a Torino. In questo quadro emergono anche le parole di alcuni indagati che agli immigrati avrebbero detto: “In Italia prima c’erano dodici Cie e adesso ce ne sono solo quattro aperti, perché tutti gli altri li hanno distrutti da dentro”»…

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