Forlì, solo gli atei applaudono il sindacalista anti-crocifisso. E lui si dimette

20 Feb 2019 13:03 - di Sveva Ferri

Alla fine ha rassegnato le dimissioni. Si chiude così la vicenda, svelata dal Secolo d’Italia, di quel sindacalista del Sap di Forlì, Spartaco Ulrico Collinelli, che aveva chiesto la rimozione del crocifisso da un ufficio della Polizia stradale cittadina. A darne notizia è stato lui stesso, insistendo sulla validità della sua iniziativa, ma ammettendo indirettamente di essere rimasto del tutto isolato nel suo ambiente di lavoro: il sindacato si è subito dissociato e nessuno dei colleghi, stando a quanto il diretto interessato racconta, sembra sia stato particolarmente turbato da quel simbolo religioso. «Il mio sindacato ha preso le distanze dalla mia iniziativa e di conseguenza io ho rassegnato le dimissioni dalle mie cariche sindacali», ha spiegato Collinelli, aggiungendo però di non capire «perché all’interno di un posto di lavoro non si possa affrontare serenamente questo argomento al pari degli altri».

Ad applaudire resta solo l’Unione degli atei

In realtà, dal racconto dello stesso Collinelli, di cui ha dato conto Forlì Today, non sembra che nella polizia stradale quel crocifisso sia stato considerato argomento di cui dibattere. Dopo aver spiegato che in quell’ufficio era una novità e che «la lettera alla dirigente (quella con sui ci chiedeva la rimozione della croce, ndr) era riservata e ad uso interno» e non voleva essere un «tentativo di attaccare una confessione religiosa», Collinelli ha quindi chiarito che «pur non essendoci stato nessuno che ha visto urtata la propria sensibilità o che addirittura si sia sentito offeso da quel simbolo, in diversi hanno manifestato perplessità sul rispetto della propria libertà di pensiero». Dunque, alla base di quella lettera su un argomento così sensibile non ci sarebbero state vere proteste o richieste formali di intervento, ma qualche perplessità che – a quanto si capisce – era rimasta pressoché a livello di chiacchiericcio. Tanto è bastato, però, perché «in qualità di delegato sindacale» Collinelli ritenesse «normale rappresentare l’accaduto e chiedere una soluzione nel rispetto della normativa e dei lavoratori». Uno zelo che gli è valso la solidarietà dell’Unaar, l’Unione degli atei e degli agnositici, di Forlì. «Esprimiamo solidarietà e gratitudine per il coraggio dimostrato», si legge sulla loro pagina Facebook.

«Via il crocifisso per avere un ambiente neutro»

L’ormai ex sindacalista comunque, anche a giorni di distanza dall’accaduto, non sembra aver maturato alcun ripensamento. «Visto che non mi risulta esista alcuna norma o regolamento interno della Polizia che preveda una presenza di simbologia religiosa, se non qualche circolare generica sugli arredi risalenti al ventennio fascista e quindi precedente all’entrata in vigore della Costituzione italiana, ho fatto riferimento proprio alla Costituzione», ha detto Collinelli, citando gli articoli 3 e 8 della Carta e spiegando che la sua proposta di togliere il crocifisso, in fin dei conti, voleva agevolare tutti: «Ho ritenuto percorribili due possibili soluzioni: rispettare la tradizione e toglierlo visto che non c’era mai stato oppure affiggerli tutti o comunque permettere a ognuno di appendere un suo simbolo religioso. Dando per scontate le complicazioni di questa seconda soluzione in un ambiente così strutturato come quello della nostra amministrazione, come la stesura di un regolamento con modalità e termini da stabilire, mi ero permesso di indicare la prima soluzione, ritenendola più rapida e semplice da attuare, ottenendo così un ambiente neutro».

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