Cinquestelle ed elettori, fine di un amore: i motivi della “separazione non consensuale”

13 Feb 2019 10:34 - di Massimo Baiocchi

Quando finisce un amore. Non ci sono solo i risultati delle elezioni in Abruzzo a sancire la disaffezione verso i Cinquestelle. Anche i sondaggi – tema dopo tema – provano che molti di coloro che hanno votato M5S ci stanno ripensando. Anzi, alcuni hanno definitivamente abbandonato l’idea di confermare la propria fiducia. Non è un caso che, dal 4 marzo 2018, i rapporti di forza nella maggioranza si siano invertiti. La Lega dal 17,7 è salita fino al 33% con un balzo di quasi 16 punti, mentre il M5S ha fatto la strada inversa, scendendo dal 32,7 al 23. Nel Movimento c’è uno scontro sui motivi, con il gruppo che fa capo a Fico che incolpa il gruppo che fa capo a Di Maio di non dire “cose di sinistra”. Viceversa, i fedelissimi Di Maio incolpano i fedelissimi di Fico di dire “cose troppo di sinistra”.

Cinquestelle in crisi, la rilevazione
pubblicata da “Qn”

È il quadro che emerge da una rilevazione pubblicata da Qn elaborata da Noto Sondaggi, che in sostanza conferma il risultato delle regionali in Abruzzo. I numeri, secondo Qn, denotano il “disincanto” dell’elettorato cinquestelle: solo il 60% di chi lo scorso 4 marzo li votò, oggi lo rifarebbe. Il 15% degli interpellati voterebbe centrosinistra e un ulteriore 20% metterebbe la croce sul simbolo della Lega. Nella militanza cinquestelle c’è delusione per le misure del governo: uno su tre non è soddisfatto da quanto fatto finora; il 30% considera che le promesse fatte non sono state mantenute e il 38% esprime giudizio negativo sull’alleanza con la Lega. Molto buono è invece il giudizio sul decreto dignità e il reddito di cittadinanza (rispettivamente l’82% e il 78% è a favore dei due provvedimenti) ma sulla vicenda dell’Ilva il consenso scende al 18% e solo il 20% approva la scelta di dare il via libera alla Tap. Promossa invece la linea tenuta dai Cinquestelle sulla Tav: il 55% degli intervistati la approva.

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