Ira francese sulla questione della moneta coloniale. E convocano l’ambasciatrice italiana (video)

21 Gen 2019 20:34 - di Paolo Lami
GIORGIA MELONI MOSTRA IL CFA, LA MONETA COLONIALE FRANCESE

La permalosità dei francesi, che nutrono, da sempre, un frustrante e umiliante senso di inferiorità verso «les italiens»è proverbiale ed è forse per questo che il governo di Macron ha reagito indispettito, con un riflesso pavloviano, alle accuse del vicepremier grillino Luigi Di Maio sulla spinosa questione del Cfa, la moneta coloniale che Parigi «continua a imporre nelle sue ex-colonie» e che «usa per finanziare il suo debito pubblico» indebolendo «le economie di quei Paesi da dove, poi, partono» gli immigrati.

Il Quai d’Orsay, ovvero il Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères, ha convocato ufficialmente l’ambasciatrice d’Italia a Parigi, Teresa Castaldo. E fonti del gabinetto del ministro per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, hanno definito le dichiarazioni del vicepremier grillino sulla moneta coloniale «inaccettabili e senza motivo».

«Il capo di gabinetto del ministro per gli Affari europei – fanno sapere le fonti citate da Europe 1 – hanno convocato l’ambasciatrice d’Italia in seguito alle frasi inaccettabili e senza motivo pronunciate ieri dalle autorità italiane».

«Ottima notizia la convocazione della nostra ambasciatrice da parte del governo francese – scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che ha posto, già prima di Di Maio, ospite di Massimo Giletti, la questione della moneta coloniale – La Francia ha molte cose da chiarire all’Italia: dall’attacco alla Libia del 2011 in chiave anti italiana alle politiche neo coloniali in Africa, due fattori che sono la causa della pressione migratoria che sta subendo l’Italia in questi anni».

La questione della moneta coloniale rappresenta uno degli scheletri più imbarazzanti nell’armadio della Grandeur francese. Una cosa abbastanza sgradevole che ai francesi non piace sia tirata in ballo come ha fatto due giorni fa Giorgia Meloni da Giletti e ieri Luigi Di Maio nel corso di un comizio ad Avezzano parlando dell’immigrazione e delle responsabilità di certi Paesi europei. Come la Francia, appunto.

La sera, poi, Di Battista, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” ha rincarato la dose presentandosi in trasmissione con in mano il fac simile di una banconota da 10mila franchi Cfa che poi ha strappato in diretta. Davvero troppo per la suscettibilità dei nostri cugini d’Oltralpe.

Ma la verità è che le ruggini con i francesi sono di vecchia data. E spessissimo sulla questione dell’immigrazione con l’accusa alla Francia di aver provocato le ondate migratorie in Europa proprio a causa del suo colonialismo becero e del suo cinismo nelle relazioni intrattenute, per comodo e questioni finanziarie, con questo o quel dittatore africano, con questa o quella fazione, salvo poi, appena la convenienza o il vento gira, rimangiarsi tutto e dare in pasto, così come accaduto con Gheddafi, gli ex-amici ai loro nemici.

«La verità è che finché non lasceremo in pace quella gente in Africa continuerà a partire e il mio dovere è fare in modo che l’Unione europea si occupi di questo tema e inizi una decolonizzazione vera dell’Africa», dice oggi Di Maio, a margine di un incontro con gli assessori regionali al ministero dello Sviluppo economico.

Reagisce piccato il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari, il parigino Pierre Moscovici che sa di dover fare le valigie a breve, dopo le elezioni europee: «Certe dichiarazioni, certe parole sono usate a fini di politica interna, per provocare delle reazioni. Sembrano proprio delle provocazioni, tanto il loro contenuto è vuoto, o a volte irresponsabile. Bisogna guardarsi dal cedere alle provocazioni, bisogna evitare di fare un favore agli autori prendendole sul serio, perché non hanno alcun senso».

Il Pd, al solito, pur di mettersi contro gli interessi italiani, sceglie di stare dalla parte dei francesi e della loro politica coloniale stigmatizzando le dichiarazioni di Di Maio e paventando «una guerra diplomatica con un Paese storicamente alleato e nostro vicino» e avvertendo che «chiederà l’immediata convocazione in aula del ministro degli Esteri Moavero».

In realtà quello di oggi è solo l’ultimo atto di uno scontro che già c’è da diverso tempo fra Francia e Italia a causa dell’ipocrisia di Parigi sul problema dell’immigrazione.
A marzo esplose il primo caso a Bardonecchia, per gli sconfinamenti contestati agli agenti francesi che riportavano in Italia gli immigrati, perfino i bambini, lasciandoli in mezzo ai boschi, sconfinamenti che si sono, poi, ripetuti anche in autunno e che provocarono la convocazione alla Farnesina dell’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset.

A giugno nuovo round. In quel caso la tensione fra Italia e Francia tornò alle stelle per la vicenda che ha coinvolto la nave Aquarius la quale, dopo la chiusura dei porti italiani disposta da Matteo Salvini, decise di  attraccare a Valencia, in Spagna.
Ma la Francia, che certo non poteva permettersi di criticare l’Italia, visto il suo doppiogiochista e le sue posizioni sull’immigrazione, entrò, invece, a gamba tesa nella vicenda fra Spagna e Italia censurando e biasimando la politica del governo verde-giallo in maniera così sfrontata e inopportuna che il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi si vide costretto a convocare alla Farnesina l’ambasciatore francese Christian Masset e, data la sua assenza da Roma, l’Incaricata d’Affari, Claire Anne Raulin.

Moavero disse ai francesi che «il governo italiano considera inaccettabili le parole usate nelle dichiarazioni pubbliche rese» il 12 giugno «a Parigi, anche a livello governativo, sulla vicenda della nave Aquarius» avvertendo gli spocchiosi cugini d’Oltralpe «che simili dichiarazioni stanno compromettendo le relazioni tra Italia e Francia».
Oggi l’ultimo atto con la questione della moneta coloniale. C’è da giurarci, la vicenda   non si chiuderà qui.

Commenti

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  • giuseppe abbruzzese 23 Gennaio 2019

    No, vi sbagliate cari amici ! La questione risale alla cacciata dei Galli dal territorio Cisalpino. I Galli in seguito hanno chiesto aiuto ai romani e Cesare accorse e con pochi sforzi sgominó i pochi “TIUSCHI”, e naturalmente chiese il meritato tributo ed impose un tributo permanente per la futura protezione. Le mafie fanno la stessa cosa ed anche gli Stati fin dalla protostoria. I Galli dopo breve tempo non hanno voluto piú pagare il “pizzo” e Cesare li abbandonó momentaneamente. I tiuschi sono tornati e ritornati, saccheggiando e massacrando i GALLI, che hanno richiamato Cesare pagando in anticipo un enorme tributo. Cesare tornó volentieri con intenzioni precise. Organizzo 3 grandi legioni; una ufficiale a combattere e fuggire per far allontanare i tiuschi dal Reno, la seconda arrivata a “sorpresa” da un altro lato e la terzaposizionata lungo le rive del fiume Reno. Itiuschi in Gallia furono distrutti, si calcola che furonointorno a 1milione e 200mila, piú o meno lo stesso quantitativo di ebrei a Gerusalemme circa 120 anni dopo. La Gallia fu occupata e tenuta come colonia sino alla caduta dell`Impero Romano. I galli non hanno mai dimenticato, gli ebrei neppure.

  • Renata Bortolozzi 21 Gennaio 2019

    Hai sentito il tuo ALLEATO TAJANI squalificare quello che tu dici da 1 anno in tutte le televisioni, solo perché ora lo dicono i 5 stelle? Tu stai con uno che manco sa quello che dice e pensa una persona della quale si dice compagno di strada, oppure è la dimostrazione della GRANDE IPOCRISIA di Forza Italia.