E venne il tempo del «sovranismo psichico»: è l’ultima, bizzarra trovata del Censis

7 Dic 2018 15:01 - di Aldo Di Lello

La lettura dei rapporti del Censis, almeno da qualche anno, non è molto raccomandabile a chi soffre di depressione. Ogni volta esce infatti un ritratto a tinte fosche dell’Italia. Sfiducia, declino, immobilismo sono le parole che vi ricorrono più frequentemente, Non fa eccezione il 52° Rappparto, presentato questa mattina dal direttore generale Massimiliano Valerii. Nel ponderoso volume si parla di un’Italia sempre più disgregata, impaurita, incattivita, impoverita, e anagraficamente vecchia.

Viviamo, secondo il Censis,  in un Paese in decadenza, in cerca di sicurezze che non trova, sempre più diviso tra un Sud che si spopola e un Centro-Nord che fa sempre più fatica a mantenere le promesse in materia di lavoro, stabilità, crescita, soprattutto futuro. “Il processo strutturale chiave dell’attuale situazione è l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive”-

Fin qui, purtroppo, nulla di nuovo. Senonché, quest’anno il Censins ha voluto fare un salto nell’immaginifico coniando il termine di  “sovranismo psichico”. Sarebbe questa l’immagine sintetica dell’Italia di oggi.  Il “sovranismo psichico” segnerebbe il passaggio  dal “rancore” alla  “cattiveria”.

In sé e per sé, questo “sovranismo pischico” non sembra significare proprio alcunché, non foss’altro perché risulta incoerente appliccare alla sfera pischica un termine che appartiene alla sfera politica: il sovranismo, apounto.

Ma tent’è che, coerenza o incoerenza, il Censis ha sentito il bisogno di inventare un termine roboante e rumoroso per attirare l’attenzione su un ritratto dell’Italia altrimenti  ripetittivo e noioso.

 

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