Terrorismo, 4 anni al palestinese Napulsi per autoaddestramento (video)

15 Nov 2018 16:24 - di Paolo Lami

E’ stato condannato a 4 anni di carcere con rito abbreviato il terrorista palestinese Abdel Salem Napulsi, accusato di auto addestramento con finalità di terrorismo e ritenuto uno dei fiancheggiatori dell’attentatore di Berlino, Anis Amri, autore dell’attacco del 2016 al mercatino natalizio di Berlino, poi ucciso a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il successivo 23 dicembre da due agenti della polizia italiana.

Per il palestinese Abdel Salem Napulsi, che ha 38 anni, il gup Alessandra Boffi, ha disposto l’espulsione dall’Italia una volta scontata la pena in carcere per terrorismo.

Napulsi, già in carcere per reati di droga, venne arrestato lo scorso marzo a Roma insieme ad altre quattro persone, 4 tunisini – Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui, Akram Baazaoui e Rabie Baazoui – nell’ambito dell’operazione Mosaico, durante un blitz della Digos di Roma e Latina che aveva portato ad una serie di perquisizioni tra Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo. Uno di loro  avrebbe dovuto procurare documenti di identità falsi ad Anis Amri, per permettergli di lasciare l’Italia e recarsi all’estero.
L’indagine coordinata dal Servizio contrasto all’estremismo e terrorismo esterno della Direzione centrale della polizia di prevenzione che aveva portato al blitz aveva ricostruito gli spostamenti e le relazioni dell’attentatore di Berlino, Anis Amri, nel periodo che va dal suo arrivo al Centro di permanenza per i rimpatri di Pian del Lago, in provincia di Caltanissetta, fino alla partenza per la Germania, avvenuta il 2 luglio 2015, dopo essere stato ospitato ad Aprilia, nei pressi di Latina, da un suo connazionale.

Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali come dalle perquisizioni è emersa come matrice comune una visione radicale dell’Islam, accompagnata da una forte ostilità per il mondo occidentale: ad agosto gli investigatori hanno ascoltato espressioni come «bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire e avanti un altro, tagliargli la testa e i genitali» agli «infedeli».

Secondo l’accusa del pm Sergio Colaiocco, Napulsi si era radicalizzato e aveva fatto ricerche su internet «sull’uso di armi da fuoco, tra cui anche un lanciarazzi» e nel deepweb su come «acquistare mezzi di trasporto pesanti come camion o pick up idonei a montare armi da guerra, nonché a scaricare e visionare modalità di acquisto di armi finalizzati ad arrecare grave danno al Paese».
Tutto il materiale venne trovato nel tablet sequestrato nell’abitazione che Napulsi condivideva con altri stranieri in zona Marconi a Roma e dove gli agenti trovarono anche diverse dosi di eroina.
Gli altri quattro tunisini erano stati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di persone dalla Tunisia a vari Paesi dell’Europa.

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