Laura Boldrini evita il processo, ma il Gip la stronca: «La sovranità non si cede»

12 Ott 2017 19:46 - di Eleonora Guerra
laura boldrini

Laura Boldrini non sarà processata per «attento alla Costituzione», perché il tribunale dove era arrivata la denuncia non è competente. Ma il Gip che ha deciso per l’archiviazione, nelle motivazioni, ha comunque rivolto una sorta di richiamo alla presidente della Camera a pesare bene le parole: «La sovranità non può essere ceduta, senza di essa – ha scritto il magistrato – lo Stato non esisterebbe». 

L’invito di Laura Boldrini a cedere sovranità

La vicenda dell’archiviazione, di cui riferisce Il Tempo, prende le mosse da un tweet in cui la presidente della Camera sosteneva che «nel processo di costruzione dell’Europa resistenza a cedere quote di sovranità, ma traguardo va raggiunto o prevarranno disgregazione e populismo». Per l’esponente dei Popolari per l’Italia, Niki Dragonetti, quella frase suonava come un invito a rinunciare a quote di sovranità e, quindi, come una forma di attentato alla Costituzione. Per questo il politico e imprenditore di Cassino decise di denunciare al tribunale della sua zona, allegando tanto di dossier di dodici pagine a sostegno della sua tesi. In 48 ore il sostituto procuratore cui era stato assegnato il fascicolo decise di archiviarlo. Dragonetti, dal canto suo, di fare opposizione. 

Il Gip di Cassino archivia per incompetenza territoriale

È stato poi il Gip a rigettare la richiesta di Dragonetti, non senza però puntualizzare alcuni concetti sulla sovranità. «La sovranità non può essere ceduta, ma solo limitata e anche le mere limitazioni hanno ulteriori “limiti”. Fermo il divieto assoluto di cessioni – ha scritto il magistrato – la limitazione della sovranità può avvenire unicamente in condizioni di reciprocità e al fine esclusivo (ogni altra soluzione è espressamente bocciata in seno all’ Assemblea Costituente) di promuovere un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni». «Limitare significa circoscrivere un potere entro certi limiti, ovvero di omettere di esercitare il proprio potere d’ imperio (che pure deve rimanere intatto) in una determinata materia, oppure di esercitarlo all’ interno di certi limiti generalmente riconosciuti dal diritto internazionale ai fini di pace e cooperazione tra le Nazioni», ha proseguito il magistrato, che, a quanto riferisce Il Tempo, ha rigettato la richiesta di Dragonetti non per questioni di merito ma per incompetenza territoriale del tribunale di Cassino. A occuparsi del caso avrebbe dovuto essere, semmai, il tribunale di Roma. Per l’esponente di Popolari per l’Italia, la formazione fondata da Mario Mauro, comunque, la faccenda non sembra essere finita qua: ha in mente di dare vita a una class action, iniziativa sulla quale ha convocato una conferenza stampa per il 19 ottobre. 

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