All’asta il “manoscritto perduto” di Mary Shelley, un mistero lungo 150 anni

6 Ott 2017 14:03 - di Redazione
mary shelley

Va all’asta per la prima volta il manoscritto dell’unica favola per bambini della scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851), ritenuto disperso per 150 anni. Si tratta dell’autografo di Maurice, or the Fisher’s Cot (Maurice o La capanna del pescatore), scritto nel 1820.

La storia del manoscritto perduto 

Il manoscritto sarà battuto dalla casa d’aste Gonnelli di Firenze, con una stima di 100mila euro mercoledì 11 ottobre. Il manoscritto, composto di due fascicoli di 39 pagine scritte fronte-retro, racconta la storia di un bambino, Maurice, in cerca di una casa. I toni sono molto malinconici e focalizzati sul tema della perdita, soprattutto nel rapporto fra genitori e figli. Maurice o La capanna del pescatore è la storia per bambini che la famosa autrice di Frankenstein scrisse espressamente per Lauretta Tighe, figlia di George Tighe e di Lady Mountcashell (Margaret Jane King, 1772-1835), in occasione del suo undicesimo compleanno. Ritenuto disperso per oltre un secolo e mezzo, nel 1997 il prezioso manoscritto venne ritrovato fortuitamente dai discendenti di Lauretta, Cristina Dazzi e Andrea Cini, tra le carte custodite nella villa della famiglia Cini a San Marcello Pistoiese. Il manoscritto è stato poi custodito con grande cura da parte della famiglia, che ora lo propone in vendita con l’auspicio che abbia una destinazione pubblica. La più importante biografa di Mary Shelley, Claire Tomalin, con l’ausilio della studiosa Nora Crook e di Catherine Payling, direttrice del Museo Keats Shelley di Roma, hanno attestato l’autenticità del manoscritto ritrovato, argomentandola ampiamente anche nell’introduzione dell’edizione a stampa del 1998. Il manoscritto è stato dichiarato di notevole interesse storico culturale dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana.

La favola di Shelley “censurata” perché troppo intima

L’esistenza del racconto per un secolo e mezzo fu nota solo grazie a un accenno presente nel diario di Mary Shelley. La scrittrice si rivolse al padre, il filosofo William Godwin, per fargli pubblicare il manoscritto nella casa editrice che lui dirigeva, la Juvenile Library, ma il racconto non fu mai pubblicato, perché ritenuto troppo corto e con troppi riferimenti autobiografici familiari. Il legame affettivo tra Mary Shelley e Lauretta Tighe ha le sue radici nel precedente rapporto tra la madre di Mary Shelley, la celebre filosofa e scrittrice britannica Mary Wollstoncraft e la giovane Margaret King, della quale fu l’istitutrice e educatrice per diversi anni. Dopo un suo matrimonio infelice, con il quale Margaret King prese il titolo di Lady Mountcashell e a seguito di burrascose vicende familiari, la King si trasferì in Italia con il nuovo compagno George William Tighe (sotto le mentite spoglie di Mrs Mason) dal quale ebbe due figlie, Lauretta e Nerina. In Italia, nel 1819, la King accolse i giovani coniugi Mary e Percy Shelley anch’essi in fuga dall’Inghilterra offrendo loro protezione e condividendo le stesse vicissitudini familiari.

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