5 Stelle, Grillo sceglie il pugno di ferro con chi non la penserà come lui

19 Set 2017 19:51 - di Redazione
Grillo

Grillo sceglie il pugno di ferro con chi non la pensa come lui: se qualcuno proverà ad alzare la cresta, gliela faremo abbassare. Questa, in sintesi, l’atmosfera che si respira ai piani alti del Movimento 5 Stelle in queste ore convulse che scandiscono uno dei passaggi più delicati della storia della creatura politica fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. D’ora in poi, si ragiona dalle parti di Milano (ma la linea è condivisa anche dallo stesso Grillo), le proteste di chi si oppone al nuovo corso – che porterà alla nomina di un candidato premier investito di tutti i poteri del capo politico – non saranno più tollerate. Il riferimento è ai mugugni dell’ala ortodossa, guidata da Roberto Fico, che ancora fatica a digerire la scelta dei vertici di equiparare il candidato alla Presidenza del Consiglio a capo della forza politica. Una svolta obbligata dalla legge elettorale attualmente in vigore ma voluta anche da Grillo, il quale a Italia 5 Stelle spiegherà le ragioni della sua exit strategy prima di consegnare le chiavi del Movimento a Luigi Di Maio, super favorito delle primarie online che probabilmente si svolgeranno sabato 23 in un’unica giornata. Le posizioni del leader M5S e di Fico restano distanti: il parlamentare campano continua a tacere dopo aver esternato il proprio dissenso sulla svolta al vertice nel corso di un colloquio telefonico avuto l’altro ieri con Grillo. Non si torna indietro: il candidato sarà il nuovo capo del Movimento, vogliamo andare al governo e il candidato premier dovrà avere pieni poteri, sarebbe stata la riflessione del garante M5S, come rivelano fonti pentastellate. E a questo punto si aprono anche interrogativi sul futuro degli esponenti più in vista dell’ala ortodossa, che hanno pur sempre una presa sull’elettorato grillino. La tensione intanto sale nel Movimento: la reazione rabbiosa di Grillo alle domande dei giornalisti viene letta come la manifestazione tangibile di un atteggiamento sempre meno accondiscendente verso le rimostranze dell’ala ortodossa ma soprattutto verso il racconto che la stampa avrebbe fatto della sua calata a Roma. Il garante del Movimento è rimasto barricato per due giorni in albergo, senza vedere alcun parlamentare: gli unici a essere ricevuti oggi sono stati l’assessore all’Ambiente di Roma Pinuccia Montanari, il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti e il legale Andrea Ciannavei.

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