Tra la Merkel e Berlusconi nuovo feeling: Silvio può fermare i populisti

19 Ago 2017 10:54 - di Giorgia Castelli

Dopo i sorrisetti ironici, il golpe istituzionale, il ripensamento. «Silvio, pensaci tu a fermare i populisti». Come si legge su Repubblica, più dei sondaggi, più della salute ritrovata, sono state queste parole a riportare Berlusconi sulla scena con l’attivismo di un tempo. Le avrebbe pronunciate Angela Merkel durante l’incontro tra i due a Malta il 30 marzo scorso. Da allora i contatti sono continui. Tanto che qualcuno non esclude che un faccia a faccia sia avvenuto anche a fine luglio quando sia Merkel sia il leader di Forza Italia erano in vacanza in Alto Adige. Comunque, il succo non cambia: il Cavaliere ha riconquistato un ruolo centrale nello scacchiere dei moderati europei. Ed è successo con la benedizione della figura più importante del Partito popolare europeo, dell’unica king maker del Continente.

Berlusconi e Merkel, si chiude la fase di gelo

Berlusconi, si legge ancora su Repubblica, ha cullato a lungo la suggestione di una grande coalizione con Matteo Renzi. «Il Pd prende il 30, noi arriviamo al 20. E abbiamo una maggioranza in Parlamento per fare le riforme». I sospetti su un piano per arrivare alle larghe intese, dunque, erano veri. Ora Berlusconi ha cambiato idea. O meglio, sono cambiati i numeri perché secondo l’inquilino di Arcore il Pd non raggiungerà quella soglia e «se non ci pensiamo noi ad avvicinarci al 30 per cento, il primo partito sarà quello di Grillo». Questa sensazione si è diffusa anche nelle cancellerie europee e in particolar modo a Berlino. Perciò non è stato solo il Cavaliere a voler ricucire con Angela Merkel. Anche la leader tedesca ha voluto chiudere la fase di gelo in vista del prossimo appuntamento elettorale italiano. Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento, ha lavorato a lungo alla pace sapendo che entrambi la volevano e la cercavano.

Bloccare l’antieuropeismo

È un asse riservato, si legge ancora su Repubblica, perché la Merkel è la leader della Cdu ma anche il capo del governo. Deve tenere conto dei suoi rapporti istituzionali. Con Paolo Gentiloni il legame è solido. Ma il Ppe ha deciso ancora una volta di affidarsi al vecchio leader del centrodestra. Per bloccare l’ondata populista e antieuropea che soffia in Italia, dai 5 stelle alla Lega. E se alla fine Forza Italia dovesse allearsi con Salvini, ferma restano l’attuale legge elettorale proporzionale, un listone del centrodestra avrebbe una guida moderata. Molti suggeriscono proprio il nome di Tajani, una lunga e costante carriera nelle sedi della Ue, europeista convinto ma consapevole dei difetti dell’Unione. Con il suo stile, Tajani è stato anche capace di opporsi alla burocrazia comunitaria, che nei ruoli chiave è legata a doppio filo a Berlino. Appena insediato alla presidenza, il segretario generale dell’Europarlamento, Klaus Welle, ex leader dei giovani della Cdu, gli comunicò che bisognava spendere 3 miliardi di euro per la ristrutturazione delle sedi. Dopo un lungo lavoro ai fianchi, Tajani ha portato quella cifra a 380 milioni, quasi il 90 per cento in meno della spesa preventivata. Tajani però ha già fatto sapere di voler rispettare il suo mandato a Strasburgo che scade nel 2019.

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