È scattata la ricerca dell’alibi per il Rom accusato del rogo di Centocelle

3 Giu 2017 16:00 - di Elsa Corsini

È scattata la ricerca dell’alibi per Serif Seferovic, il ventenne romeno detenuto nel carcere di Torino, accusato del rogo al camper di Centocelle che ha ucciso le tre sorelle rom, Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic. «Stiamo cercando di capire gli indirizzi esatti dei luoghi in cui si trovava il mio assistito la sera del rogo al camper a Centocelle in cui sono morte le tre sorelle rom», spiega all’Adnkronos Gianluca Nicolini, il legale di Seferovic, arrestato due giorni fa a Torino,  con le accuse di omicidio plurimo, tentato omicidio e incendio doloso. «L’ultima volta che l’ho sentito mi ha detto che lui è del tutto estraneo ai fatti, che si trovava con i suoi familiari in tutt’altra zona, a Prati Fiscali. Per questo – continua l’avvocato – adesso stiamo cercando di far luce sui suoi spostamenti».

In cerca di alibi i legali del rom accusato del rogo di Centocelle

Seferovic, con precedenti penali, era stato già arrestato per lo scippo alla studentessa cinese Zhang Yao, travolta e uccisa da un treno mentre inseguiva il rom a Roma. In quell’occasione è stato sempre Nicolini a far uscire di cella il giovane. Ora però l’accusa è molto più grave, ci sono tre ragazze morte fra le fiamme appiccate da un uomo che secondo gli inquirenti, che hanno in mano anche alcune immagini riprese da una videocamera di sorveglianza, sarebbe proprio Serif. «Io non so ancora nulla e non ho avuto modo di leggere neppure un foglio – conclude il legale – non so neanche se ritratterà quanto detto finora». Sin dall’inizio delle indagini  è emerso come la vicenda finita in tragedia fosse da ricondursi a problematiche tra la famiglia Halilovic e uno dei Seferovic, stando alle testimonianze raccolte all’interno della baraccopoli di via Salviati, a Tor Sapienza. Gravi gli indizi di colpevolezza nei confronti del ventenne rom, che poteva disporre tra l’altro di un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto e utilizzato dagli autori del rogo.

 

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