Arrestati 3 nigeriani, erano loro a massacrare i migranti: il racconto delle vittime

11 Mag 2017 10:30 - di Prisca Righetti

Arrestati ad Agrigento 3 nigeriani accusati dalle loro stesse vittime dei massacri inferti senza scrupolo. La tratta di essri umani che colpisce profughi rivela, ogni giornio di più, il suo potenziale di orrore e di violenza cieca. Una brutalità inferta dagli stessi migranti ad altri migranti che eleva all’ennesima potenza il dramma ormai incontenibile che grava sulle nostre teste a fronte dell’ennesima, inconcludente pacca  sulle spalle ostentata con indifferenza dalla comunità europea. La cronaca pullula di nuovi casi: storie che indignano e che lasciano sgomenti. Storie di ordinaria criminalità: quella vissuta dagli stranieri prima, durante e dopo i viaggi verso le nostre coste. Quella che ci riporta ad uno sbarco a Lampedusa datato 16 aprile che vede 3 nigeriani arrestati oggi ad Agrigento e chiamati a rispondere di reati efferati.

Arrestati 3 nigeriani ad Agrigento

E allora, la Polizia di Stato di Agrigento ha appena eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico di tre nigeriani sbarcati a Lampedusa lo scorso 16 aprile. La Squadra Mobile di Agrigento ha eseguito il provvedimento nel quale, a vario titolo, si contestano ai tre nigeriani, gravissimi crimini quali associazione per delinquere finalizzata alla tratta ed al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reati aggravati dalla transnazionalità del reato, dalla disponibilità di armi, dal numero di associati superiore a dieci, dall’aver agito per futili motivi, dall’aver adoperato sevizie ed agito con crudeltà, dall’aver cagionato la morte in conseguenza di altro reato. 

Ecco le accuse mosse dalle stesse vittime

Una serie che sembra interminabile di sevizie e vessazioni, di abusi sia fisiche che psicologiche. Violenze raccontate dalle stesse vittime, oggi pronte ad accusare i loro aguzzini che li minacciavano e li torturavano prima di partire per l’Italia. Ed è un quadro a dir poco sconcertante quello che emerge dall’operazione che all’alba ha portato al fermo dei tre nigeriani accusati, tra i vari capi d’imputazione, anche di omicidio. E allora, si apprende dalle indagini che hanno portato agli arresti odierni, a capo dell’organizzazione c’era il libico Mohamed Sabratah, punta dell’iceberg di un’organnizzazione criminale senza scrupoli e ben estesa dalla ricostruzione investigativa della quale si è evinto quanto relazionato dal pm nel Decreto di fermo: ossia «che gran parte dei migranti che transitano dalla Libia vengono privati della loro libertà, mantenuti in condizioni degradanti, e poi, sovente, ceduti per corrispettivo di denaro – talora indicato in 300 dinari a persona – da un gruppo criminale ad un altro, con conseguente spostamento presso i campi gestiti dai nuovi “acquirenti”. È in realtà più corretto parlare di una unica ramificata associazione o di più associazioni fra loro strettamente connesse, i cui capi gestiscono vari campi, fra loro collegati».

Emergono retroscena a dir poco scioccanti

E tra le righe dell’indagine emergono retroscena a dir poco scioccanti secondo cui le vittime di violenze venivano minacciate con i kalashnikov, erano costrette a stare all’interno di un edificio, chiamato “Casa bianca”, in attesa di partire dalla Libia per raggiungere le coste italiane. Non solo, i tre scafisti nigeriani arrestati oggi ad Agrigento sono accusati di avere stipato i migranti all’interno di una struttura vicino al mare, di averli minacciati anche con armi da fuoco. «Li privavano di ogni loro avere e li sottoponevano ad ogni sorta di violenza e vessazione, al fine di ottenere, da parte dei loro familiari, il versamento della somma necessaria quale prezzo della liberazione». Non solo: secondo i magistrati che hanno coordinato l’inchiesta, gli arrestati avrebbero «svolto le mansioni di guardiani armati (con fucili mitragliatori e pistole) della struttura sita in Sabratah e utilizzata dal sodalizio per il concentramento di centinaia di migranti che venivano privati della libertà personale e sottoposti ad ogni sorta di vessazione». L’altra faccia dell’immigrazione: quella violenta, efferata. Pericolosa anche per se stessa.

 

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