20 anni senza Marta Russo: ma il suo cuore batte ancora nel petto di una mamma

9 Mag 2017 11:23 - di Prisca Righetti

Uno dei casi di cronaca più seguiti e assurdi, una delle morti non ancora metabolizzate, una vicenda controversa e una sola verità: Marta Russo, uccisa vent’anni fa da un proiettile calibro 22, non c’è più. Una giovane vita spezzata, la sua, senza un perché e con due colpevoli che non hanno mai smesso di professarsi innocenti. A dispetto di lunghi dibattimenti processuali. A dispetto di quanto acclarato dalla indagini. A dispetto di tutto e di tutti.

Vent’anni senza Marta Russo

Vent’anni senza Marta Russo: e ancora oggi, due decenni dopo quello che la storia della cronaca nazionale ha ribattezzato come il “delitto della Sapienza”, l’intera vicenda – dinamica dell’omicidio, movente e colpevoli – restano avvolti in una nube di inafferabilità. L’unico dato certo, come ribadito dalla sorella della vittima nel suo libro di freschissima pubblicazione – è che la mattina del 9 maggio 1997 un colpo è partito da una pistola mai ritrovata, da una finestra di un edificio all’interno della città universitaria romana individuata dopo molti esami balistici e ricostruzioni verosimili, e ha stroncato la vita di Marta Russo, effettivamente morta il 14 maggio in ospedale dopo diversi giorni di agonia.  Un mistero che il clamore mediatico non ha contribuito a svelare (anzi), e che giorno dopo giorno ha trasformato la location del delitto (i viali della Spaienza), il profilo degli imputati (all’epoca dei fatti due giovani ricercatori universitari), i continui aggiornamenti, tra conferme e smentite, testimonianze e ritrattazioni, e le prove scientifiche – ora accreditate, ora delegittimate – in luoghi dell’immaginario dell’orrore. Una trasfigurazione che nel tempo si è elevata all’ennesima potenza anche a causa della difficoltà a individuare un movente, da sempre indeciso tra il colpo partito accidentalmente, l’errore di persona, la «teorizzazione del delitto perfetto». Anomalie sopravvissute negli anni e 5 gradi di giudizio che hanno portato alla condanna di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, arrestati un mese dopo l’omicidio e che per quel delitto sono stati condannati. Ma molte domande resteranno nonostante tutto per sempre senza risposta: perché hanno sparato? 

Il suo cuore batte ancora, nel petto di una mamma

Ma Marta, che non c’è più, in questi 20 anni di buio e di vuoto ha continuato in parte a esistere: il suo cuore dnon ha mai smesso di battere veramente. E dal 14 maggio del 1997, quanto le è stato espinatato dal petto, vive in Domenica Virzì, una donna siciliana, mamma di quattro figli, affetta da una grave malattia cardiaca. «Siamo unite per la vita», dice oggi questa signora di Enna in un’intervista rilasciata al Messaggero, che da vent’anni è guarita grazie al cuore di Marta Russo, e con lei soffre, gioisce, spera. «Marta mi ha ridato la vita – spiega la signora Virzì nell’intervista –; non avrei mai pensato di riuscire a vedere i miei nipotini, i miei figli crescere». E dal quel 14 maggio, Domenica Domenica Virzì è entrata a pieno titolo nella famiglia Russo, che piange la scomparsa di una figlia e non ha mai smesso di combattere per la verità, definitivamente incontrovertibile.

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