Papa Francesco e il cancro della società moderna: «Invidia e pettegolezzi»

29 Apr 2017 19:21 - di Monica Pucci

«Pettegolezzi e invidia, un cancro che rovina qualsiasi corpo in poco tempo». Papa Francesco, incontrando sacerdoti e seminaristi nel seminario patriarcale copto-cattolico di Maadi, nella periferia a sud del Cairo, mette in guardia i preti dalle tentazioni “più significative”. Per esempio, quella di lasciarsi trascinare: «Il Buon Pastore ha il dovere di guidare il gregge, di condurlo all’erba fresca e alla fonte di acqua. Non può farsi trascinare dalla delusione e dal pessimismo: ‘Cosa posso fare?’. È sempre pieno di iniziative e di creatività, come una fonte che zampilla anche quando è prosciugata; ha sempre la carezza di consolazione anche quando il suo cuore è affranto; è un padre quando i figli lo trattano con gratitudine ma soprattutto quando non gli sono riconoscenti. La nostra fedeltà al Signore non deve mai dipendere dalla gratitudine umana».

Bergoglio mette poi in guardia i sacerdoti dalla tentazione di lamentarsi continuamente: «È facile accusare sempre gli altri, per le mancanze dei superiori, per le condizioni ecclesiastiche o sociali, per le scarse possibilità. Ma il consacrato è colui che, con l’unzione dello Spirito, trasforma ogni ostacolo in opportunità, e non ogni  difficoltà in scusa! Chi si lamenta sempre è in realtà uno che non vuole lavorare».

Altra tentazione pericolosa, il pettegolezzo e l’ invidia. «Il pericolo è serio quando il consacrato, invece di aiutare i piccoli a crescere e a gioire per i successi dei fratelli e delle sorelle, si  lascia dominare dall’invidia e diventa uno che ferisce gli altri col pettegolezzo. Quando, invece di sforzarsi per crescere, inizia a
distruggere coloro che stanno crescendo; invece di seguire gli esempi buoni, li giudica e sminuisce il loro valore. L’invidia è un cancro che rovina qualsiasi corpo in poco tempo – avverte Bergoglio -. E il pettegolezzo ne è il mezzo e l’arma».

Pericoloso, dice ancora il Papa, l’atteggiamento di chi cammina senza bussola e senza meta: «Senza avere un’identità chiara e solida il consacrato cammina senza orientamento e invece di guidare gli altri li disperde. La vostra identità come figli della Chiesa è quella di essere copti – cioè radicati nelle vostre nobili e antiche radici – e di essere cattolici – cioè parte della Chiesa una e universale: come un albero che più è radicato nella terra e più è alto nel cielo».

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