La rabbia del sindaco Pirozzi: non venite ad Amatrice a fare selfie sulle macerie

17 Apr 2017 20:09 - di Lara Rastellino

Io danno e la  beffa: ma il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi non ci sta e, come è ormai proverbialmente noto, reagisce con stizza, indignazione e rabbia alla vista di di turisti intenti a scattarsi dei selfie con le macerie sullo sfondo…

Pirozzi: nessuno venga a farsi i selfie sulle macerie

E’ il turismo dell’orrore, il voyeurismo macabro che ha portato ij pelligranggio migliaia di italiani in via Deledda ad Avetrana, fuori casa Misseri, luogo del delitto della piccola Sarah Scazzi; di fronte ai mastodontici resti spiaggiati a largo dell’Isola d’Elba della Costa Concordia, come a Cogne, nei pressi della villetta valdostana dove è stato massacrato il piccolo Samuele. Un voyeurismo macabro e senza fine, quello che induce turisti di casa nostra e ospiti stranieri a indugiare nei siti dell’orrore, tra i resti del dolore, i luoghi della morte. Per questo oggi l’indomito sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, non ce l’ha fatta proprio a indugiare in una diplomatica esortazione, e alla vista dei selfisti anonimi pronti a immortalarsi di fronte alle macerie, è sbottato. “Io invito la gente a venire qui per vivere le nostre montagne, il nostro ambiente, che sono straordinari. Ma nessuno venga qui a farsi i selfie sulle macerie, perché un po’ mi incazzo”… 

Quel turismo dell’orrore che si crogiola sul dolore altrui

“Oggi ne ho visto qualcuno e – ha raccontato Pirozzi in collegamento col Tg3 – l’ho scacciato in malo modo. Nessuno venga a farsi le foto sul dolore di questa terra”, ha tuonato senza concessioni alla perifrasi diplomatica il sindaco, che proprio nel corso del collegamento con viale Mazzini, ha parlato della difficile ripresa dell’attività turistica nel centro del Reatino: “Qui non c’è più niente, il turismo è morto dal 24 agosto”, ha spiegato Pirozzi, e dunque c’è poco da fotografare… Un grido di dolore, quello del sindaco Pirozzi, è il dolore è quello che si trascina da ormai otto mesi, da quel 24 agosto che ha sconvolto Amatrice e i suoi abitanti, otto mesi in cui siamo ancora alla conta dei danni: e mentre si lavora per la messa in sicurezza degli edifici e per permettere alle persone di recuperare i beni lasciati nella case inagibili; mentre si continua a ritrovare animali dati per dispersi dal 24 agosto e si mettono in sicurezza beni in ostaggio di chiese e conventi pericolanti, si tirano le somme delle disastrose conseguenze economiche e morali del sisma. Per questo, al danno, sarebbe meglio non arrivare ad aggiungere anche la beffa.

 

 

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