La “city” a Milano? Ma nessuno si fida di giustizia e burocrazia italiane…

30 Mar 2017 15:24 - di Giovanni Trotta

L’Italia torna alla carica, a leggere il Corriere della Sera, per subentrare alla city di Londra, cuore pulsante degli affari mondiali, nel dopo-Brexit. Trasferire la city di Londra a Milano? Sembra solo un bel sogno, in quanto l’incertezza giuridica e fiscale italiane verosimilmente scoraggeranno tutti gli investitori. Sembrano invece l’Irlanda, la Germania e la Francia le sedi preferite, altro che Milano. Almeno a sentire la Morgan Stanley, la Deutsche bank, Jp Morgan, Hbsc, che qualche settimana fa stavano considerando Francoforte o Dublino come prossima loro sede. Può essere anche che con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca gli indirizzi cambieranno, almeno per le compagnie targate Usa come Jp Morgan, ma non ci sono dichiarazioni ufficiali. Parliamo di decine di migliaia di dipendenti, in maggioranza qualificati. Con circa sei mesi di ritardo rispetto alla Frankfurt Main Finance, associazione di lobbisti della città tedesca, è partito solo adesso il road show del sistema Italia per convincere la city a trasferirsi a Milano. Il piano, che vede a braccetto politica e soggetti privati, è ormai completato e a banchieri, manager e professionisti che operano a Londra sarà spiegato come e perché scegliere Milano e non Parigi o Francoforte. Nascerà un Distretto finanziario consortile dove verranno fatte confluire tutte le attività in uscita con la Brexit che decideranno di approdare da noi. Il conto alla rovescia è iniziato con la risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera che impegna il governo ad agire sulla linea della cittadella finanziaria. Nel frattempo sul fronte privato il comitato Select Milano, che per la verità da tempo promuove la creazione di un distretto finanziario, sta lavorando alacremente per mettere a posto gli ultimi tasselli necessari per provare ad assicurarsi pezzi pregiati delle attività londinesi. E sulla validità del pacchetto complessivo messo a punto per convincere anche i più riottosi a prendere la strada per Milano sono in molti a scommettere. A chi aderirà saranno applicate norme speciali create ad hoc su fisco e giustizia.

Milano offre incentivi a chi verrà

Per chi verrà a Milano insomma sono previsti numerosi incentivi, ma è quasi certo che ad esempio la giustizia italiana e la sua lentezza scoraggeranno tutti, nonostante le promesse di una prossima ventura forma di giustizia privata, ma indipendente, che potrà applicare il diritto inglese, una misura conosciuta e apprezzata dalla business community e lontano dalle lentezze del sistema Italia. L’obiettivo è quello di riuscire a trasferire da Londra a Milano le attività di Euroclearing, ovvero le operazioni di compensazione del mercato dei derivati in euro. Un mercato da 570 miliardi di dollari di volumi giornalieri. In grado, secondo la società di consulenza Oliver Wyman, di far girare attorno a questo business fino a 54 mila posti di lavoro. Una sorta di volano insomma, così da generare sempre più valore aggiunto e accreditare sempre più Milano come piazza finanziaria. La sfida è aperta: riuscirà Milano a battere Francoforte, Parigi e Dublino e le loro certezze fiscali? C’è poi ancora la possibilità che, alla luce delle decisioni del parlamento inglese, non ci sia bisogno di nessun trasferimento per nessuno e che la city di Londra continui tranquillante a fare il proprio mestiere lì dov’è ora.

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