Da Veltroni a Renzi: tutti i rapporti di Buzzi col Pd. Gasparri: «Chiariscano»

24 Mar 2017 12:35 - di Gigliola Bardi
buzzi

Approfondire i rapporti tra il Pd e Salvatore Buzzi, alla luce di quanto sta dicendo nel corso del processo sulla cosiddetta Mafia Capitale proprio l’ex “re delle coop”. A chiederlo è stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, chiarendo di riferirsi a un approfondimento «politico».

La politica «approfondisca i legami tra Buzzi e il Pd»

«È interessante analizzare in sede politica il legame tra Buzzi e le varie stagioni del Pd. Il processo va per la sua strada, ma la politica dovrà prendere un’iniziativa», ha spiegato Gasparri, anticipando che «ne farò nei prossimi giorni una a Roma dal titolo “Il Pd e Buzzi: dai tempi di Veltroni  agli avvocati di Renzi”». L’esponente azzurro, in particolare, ha preso spunto da una deposizione in cui Buzzi ha ricostruito ciò che avvenne nel 2008, sul finire del mandato da sindaco di Walter Veltroni.

Le parole di Buzzi e quella gara indetta da Veltroni

«Eravamo preoccupati per il sistema delle cooperative basato su gare di 4, 3 mesi. Quindi ci rivolgemmo al sindaco Veltroni e chiedemmo che le cooperative fossero messe in sicurezza… ho detto: guarda, fai una gara che chiunque arriva dopo, tra Rutelli e Alemanno, le cooperative sociali sono in sicurezza», ha ricostruito Buzzi, spiegando che «riusciamo a convincerli a fare questa gara, viene indetta in 18 mesi». «Viene fatta la gara in 80 lotti, le 41 cooperative vincono i lotti e quindi – sono state ancora le parole del fondatore della Coop 29 giugno – eravamo sicuri che ce la consegnavano dal 1° luglio 2008 al 31 dicembre 2009».

Gasparri: «Quale fu il ruolo dell’ex sindaco?»

La deposizione fa emergere «ulteriori legami tra Buzzi e il Pd», che per Gasparri «sarà utile approfondire». «Che fece Veltroni? Si fece convincere a fare queste gare per  garantire, dopo la sua uscita dal Campidoglio, la continuità di queste attività?», ha chiesto Gasparri, ricordando che «il capo delle coop rosse, in questi giorni, durante il processo ha già usato l’espressione “noi del Pd”, ribadendo un’appartenenza, un sostegno durato fino al versamento di fondi alle cene di Renzi, oltre che basato sui rapporti tra i vari Ozzimo, Campana e altri».

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